Stefano Vaj A destra di nessuna sinistra


Raramente mi occupo, quando non mi limito a commentare interventi altrui, del teatrino della politica politicante italiana. Ma anche coloro che sono meno appassionati del soggetto non possono fare a meno di riscontrare, come accade per il calcio in occasione dei campionati mondiali, un periodico riaccendersi di pubblico interesse per il tema; e nulla in questo tema colpisce l’attenzione come il retroscena costante del conflitto tra le le due “culture di destra” che continuano a contendersi l’opinione pubblica nostrana, ed intorno a cui ruotano gran parte dei tentativi delle fazioni di palazzo di trovare sponda per i rispettivi giochi. La prima cultura, che al suo meglio si vorrebbe magari liberista, machiavellica, garantista, libertina, rampante, ma che per i suoi critici si rivela molto più spesso corrotta, clericale, mafiosa, faccendiera, mercenaria, è ovviamente quella berlusconiana. La seconda, forcaiola, perbenista, demagogica, legalista, paternalista, vagamente neoluddita, ma per molti oggi troppo vicina ad ambienti che almeno un tempo non facevano della legalità borghese esattamente l’unico loro ideale, è ovviamente quella dipietrina. Populista e bonapartista la prima, popolaresca e vandeana la seconda, riescono indubbiamente a porre il loro scontro al centro quanto meno sociologico della vita politica del paese, in parte oscurando o marginalizzando altre sensibilità, esigenze e spartiacque che per taluni potrebbero rivestire molto più interesse. Ad esempio in materia di giustizia sociale, sovranità, laicità, identità, moneta, autodeterminazione, federalismo, sussidiarietà, controllo dei mezzi di produzione, libertà di ricerca, etc....
 
C- ARIANNA....