Pierluigi Casalino LA GUARDIA BIANCA

bulgakov.gif“La Guardia Bianca” fu l’unico romanzo pubblicato, che Michail Bulgakov lasciò alla sua morte. Da sconosciuto intellettuale assurto alla notorietà grazie ad un’opera teatrale proprio ricavata dal libro e che piacque allo stesso Stalin, Bulgakov, appartenente all’intelligenza russo-ebraica di Kiev, riuscì finalmente a ritagliarsi una certa notorietà nell’imperante clima grigio e repressivo della censura ufficiale. Fu soltanto più tardi, però, nel 1967, con il fortunato e inedito “Il Maestro e Margherita”, che la fama (postuma) dello scrittore esplose e si estese anche oltre i confini della Russia sovietica. “La Guardia Bianca” descrive l’atmosfera gaia e illusoria di Kiev, nell’attesa incurante dell’inevitabile avvicinarsi della marea rossa, che cancellerà gli ideali e i ricordi di un periodo felice. Il mito dolce e crepuscolare del sopraggiungere della fine accompagna gesti, sentimenti e sensazioni di una società e di un mondo giunti al loro drammatico e splendido epilogo. E ciò nondimeno si assiste al tentativo incrollabile di mantenere viva la speranza e la voglia di vivere, anche di fronte all’imminente catastrofe. Il racconto fa rivivere le ultime caotiche giornate di un’Ucraina scintillante e violenta, immagine della generale tormenta in cui si trova la Russia. Alla Ru’s kieviana si rifà l’intera cultura antico-russa, mentre il nazionalismo ucraino difende i valori del folclore locale sviluppatosi soprattutto durante la dominazione tartara. Tale movimento, in opposizione alla cultura ufficiale della Russia moscovita e fautore di rivendicazioni che sfociano nel fanatismo di Petljura, nel corso della guerra civile contro i “rossi di Mosca”, tra il 1917 e il 1919. L’intento è, infatti, quello di liberare le terre dallo sfruttamento dei proprietari e di fare dell’Ucraina uno Stato autonomo, “ripulito etnicamente” da tutte le altre minoranze, in un susseguirsi travolgente di eventi sotto l’incalzare tragico della Storia. I protagonisti del romanzo, con i loro amici, sono quasi inconsapevoli e surreali spettatori di fatti vissuti come un sogno. In un certo senso la narrazione di Bulgakov nella “Guardia Bianca”, incentrata sulle vicende private della famiglia dei Turbin, sullo sfondo della rivoluzione bolscevica, nella quale uomini e cose sono sempre più coinvolti, anticipa gli avvenimenti del 1989. Avvenimenti che condurranno alla definitiva dissoluzione dell’impero russo-sovietico, la cui eco non si è ancora spenta, con tutto il peso di questioni umane e storiche ancora irrisolte.

 Casalino Pierluigi , 5.01.2011