Ferrara-Paolo Giardini La Taglia

 


LA TAGLIA

 

Dante, menziona in un canto dell’Inferno le “taglie” degli abiti monastici. La prova che nel XIII secolo queste venivano intese come le intendiamo adesso. Ne trae spunto in un articolo il professor Vittorio Marchis, docente di storia della tecnologia al Politecnico di Torino, per introdurre il concetto di standardizzazione nella produzione dei manufatti, vigente già in strutture proto-industriali quali erano le abbazie medioevali. Oppure negli eserciti, che non potevano che avere scorte di palle di cannone dalle misure unificate. Una tendenza alla normalizzazione che si estenderà fino a comprendere odiernamente pressoché tutte le cose d’uso comune, cambiando profondamente il mondo del lavoro.

Attualmente solo clientele d’elite si servono di sarti e calzolai per abiti e scarpe fatti su misura.

Rimangono tuttavia nicchie industriali libere, croce dei clienti e delizia dei produttori, quelle di oggetti specifici aventi particolare valenze (dai prezzi esorbitanti: pensiamo solo alle cartucce di stampa, “consumabili” che costano più delle stampanti stesse, o ai pezzi di ricambio di elettrodomestici e auto), che rimarranno tali finché il prevalere di qualche modello non si trasformerà in standard. Se Dante vivesse ai nostri giorni, quell’acuto osservatore, alle prese con costi da rapina e durate effimere delle cartucce di stampa, chissà chi aggiungerebbe alla lista dei dannati! Ma se passasse per Ferrara, presumo non esiterebbe a collocare in un girone infernale anche il sindaco. Gli basterebbe vedere negli impianti di illuminazione stradale il coacervo di costosi materiali nuovi diversi fra loro negli stessi tratti di strada per comprendere che a Ferrara nel XXI secolo la normalizzazione comunale non è applicata. Un capriccio ignobile, perché non-normalizzazione pubblica significa sicura esagerazione di spese d’installazione e manutenzione inflitte al popolo bue, indebitandolo, o a colpi di Equitalia. Al confronto l’acquisto di cartucce per stampanti è una gioia. Non per niente l’illuminazione pubblica pesa nel 2010 per 5,7 milioni (nel 2000: 1,4 milioni), gratificando molto però chi emette quelle fatture milionarie.

Quando bisogna standardizzare e non lo si fa il motivo è delittuoso, anche se le Leggi non lo contemplano! Tornasse davvero il grande poeta, diversa gente finirebbe in bolge appropriate! Gli suggerirei in particolare, data la laicità corrente, di predisporre una sottobolgia nella III dell’VIII cerchio, quella dei simoniaci. Un settore ad hoc riguardante non più la vendita demodé di cose spirituali, ma quella di beni pubblici svenduti a privati camuffati da pubblici.

Suggerirei alla sua fantasia anche di prendere in considerazione la parola “taglia”, che ha acquisito un significato in più rispetto ai suoi tempi, adibito proprio ai grandi peccatori. Un fattore aggiuntivo utile per confezionare un nuovo best seller poetico. Mi ringrazierebbe di sicuro.

 

Paolo Giardini