PARADOSSI

Jorge Luis Borges fece profezie dei propri paradossi. Tra essi quello della fine della letteratura: non appena la biblioteca avrà esaurito lo spazio per contenere i libri verrà meno la creazione di poesia e parole. Il paradosso, naturalmente contiene sempre un ulteriore paradosso. Borges non aveva immaginato che la letteratura potesse trovare vita nelle trovate e nelle battute. O su un paio di belle gambe di donna, per fare un esempio, o su una bustina dite, per farne un altro. Tutto si dissolve e si risolve in tema di invenzione, anzi di lavoro culturale, le librerie scoppiano e gli editori si arrangiano, appunto, con le trovate: con letteratura a portata di mano o meglio dire pre^t à porter, anzi di cassetto. Esaurito il periodo delle frasi dei classici tatuati sulla pelle, che rendono il lettore un galeotto o un marinaio intellò, o delle borsette a forma di libro, ecco che arriva un il designer, Dega, che crea calze letterarie. E che gambe! Come diceva la pubblicità di un noto marchio di calze femminili negli anni Sessanta. Calze rigorosamente coprenti e colorate si incaricano di consumare sulle belle cosce delle donne il transito dall'eros al logos, come i presocratici fecero dal mito al logos. E su queste calze che trasformano le gambe da mezzo di locomozione a suggestione, si ritrovano momenti letterari, contenitori culturali. Se, invece, si vuole bere letteratura si vada a Milano dove è stato aperto uno showroom in tazza bollente: il Narratè, dove si gusta una bustina di tè abbinata ad un libretto la cui lettura dura cinque minuti,  giusto il tempo di un infusione per fare cultura e leggere. Belle trovate, dunque, che faranno delle librerie un sito di archeologia industriale, facendo vivere la cultura nel tè e sulle gambe delle donne.
Casalino Pierluigi