LA TRAGEDIA DI UN PERSONAGGIO

Chi conosce i SEI PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE intenderà subito l'importanza de LA TRAGEDIA DI UN PERSONAGGIO, novella di Luigi Pirandello in cui si ravvisa in germe l'idea ispiratrice di quella tragedia che è il capolavoro di Pirandello e forse di tutto il teatro moderno e contemporaneo d'Europa. "E' da tanti anni a servizio della mia arte (ma come fosse da ieri) - scrive appunto Pirandello nella prefazione dei Sei Personaggi (Maschere nude III- una servetta sveltissima, e non per tanto nuova del mestiere. Si chiama Fantasia. Un po' difettosa e beffarda, se ha il gusto di vestir di nero, nessuno potrà negare che non sia spesso alla bizzarra. E nessuno creda, per carità, che voglia far sempre e tutto sul serio e a un modo solo. Si ficca una mano nella tasca; ne cava un berrettino a sonagli;e se lo caccia in capo, rosso come una cresta e scappa via. Oggi qua, domani là. E si diverte a portarmi a casa, perché io ne tragga novelle e romanzi e commedie, la gente più scontenta del mondo, uomini, donne, ragazzi, avvolti in casi strani e complicati, da cui non trovan più modo di uscire; contrariati nei loro disegni; frodati nelle loro speranze, e coi quali insomma è spesso veramente una gran  pena trattare". La stessa cosa, su per giù, è detta al principio della novella di cui parliamo. Di "colloqui coi personaggi" Pirandello faceva cenno anche in una prima redazione del suo racconto BERECCHE E LA GUERRA, narrando che,"nell'angoscia dei tempi di guerra, ferito e prigioniero il suo figliolo, egli aveva affisso sulla porta del suo studio un avviso con il quale si dichiaravano sospese le udienze "a tutti i personaggi, uomini e donne d'ogni ceto, d'ogni età, che avevano fatto domanda e presentati titoli per essere ammessi in qualche romanzo o novella". Non si tratta, però, di una bislacca e frigida invenzione che trasformi lo studio o il cervello d'un autore in una specie di agenzia di collocamento di personaggi a spasso, venuti dal di fuori e non, come succede di solito, nati dentro. Questa, per Pirandello, non una finzione, ma una realtà. I personaggi nati dalla sua fantasia, concepiti dalla sua anima e dalla sua mente, egli, dimenticando quasi di averli creati, li accetta o li respinge: cioè li fa vivere o no. Ma in verità essi vivono una loro vita autonoma, prima nel segreto del suo spirito e poi oggettivati nell'opera narrativa o di teatro. I personaggi dell'arte sono esseri veri, vivi, più e meglio delle persone in carne ed ossa:: perché queste muoiono, ed essi, se sono nati bene, sono eterni. Questa novella va letta e riletta con molta attenzione per cogliere il senso profondo dell'arte e del pensiero di Luigi Pirandello.
Casalino Pierluigi