IL CONTROLLO DELLE MOSCHEE E DELLE PREDICAZIONI CHE SI TENGONO IN ESSE

L'esplodere del caso Qatar fa solo conoscere ai più qualcosa che era già noto da tempo a chi osserva con attenzione la fenomenologia arabo-islamica. Il controllo delle moschee e delle predicazioni che vi si tengono è sempre stato questione rilevante per gli Stati arabi e in genere islamici: sia per motivi di ordine pubblico, sia per motivi di gestione delle opinioni religiose ai fini politici, sia, infine per contrastare le influenze di altri stati musulmani. Il tutto in un contesto di rivalità economiche di non trascurabile entità. La Fratellanza musulmana, avversata dai sauditi, che preferiscono, se mai, affidarsi alle correnti salafite, per ragioni di coerenza e di analogia con la visione teocentrico-monarchica dell'Arabia Saudita e dei suoi alleati, ha trovato appoggi dalla Turchia di Erdogan e soprattutto dal Qatar (ma anche questo era già noto da anni).Comunque dalla galassia della Fratellanza musulmana sono nate le costole radicali di al Qaeda e poi dell'Isis, mentre le correnti salafite, di origine strettamente wahhabite, si muovono in primo luogo per ideologizzare ed esportare su scala mondiale le dottrine saudite e quindi accreditarle come il puro Islam. Diversi atteggiamenti hanno il Marocco e l'Algeria, dove la religione svolge due diverse funzioni di controllo: in Marocco per conservare stabile il rapporto tradizione-innovazione e laicità sociale, in Algeria per arginare eventuali rinascite di movimenti antistato di origine religiosa e quindi per ricondurre l'Islam nella visione socialista-burocratica del partito al potere dall'epoca dell'indipendenza dalla Francia. In Europa questo conflitto c'è ed è sordo, ma non meno duro e si interseca anche con altri conflitti quali quello con l'Iran sciita, e quello indopakistano, laddove i gruppi del Kashmir agiscono in sintonia con sigle terroristiche di più vasto respiro nell'intero subcontinente indiano, coinvolgendo da ultimo anche il Bangla Desh. In Asia Centrale e in Cina la contesa interislamica si inserisce in divisioni tribali ed etniche in opposizione, peraltro, agli stati nazionali esistenti.
Casalino Pierluigi