Se il mondo cessa di stupirci, se si diventa più lucidi e meno accecati, meno inclini a fantasticare non è solo sinonimo di saggezza, ma assume anche contorni di invecchiamento dello spirito. Certamente chi è avviato alla fine della strada vede meglio il mondo com'è: si diventa più riflessivi e si perde l'impareggiabile capacità di cambiare le cose, di capovolgere il mondo. Il mondo cessa di stupirci anche perché percepiamo una sorta di distacco, avvertiamo che la distanza si fa sempre più lunga, che il calore si fa sempre più tiepido: in altri termini siamo colti dal torpore, dall'indifferenza, dalla mancanza di entusiasmo e quasi dall'indolenza intellettuale. Siamo lontani quindi dalla giovinezza che normalmente è l'età delle illusioni. E poi la vecchiaia, da parte sua e al contrario, ha più bisogno di maschere. In fondo i tempi sono, però, tutti uguali e forse è davvero così. La nostalgia si misura con un passato che non sappiamo se sia stato così luminoso, se pur abbia conservato qualche luce che il presente, oggettivamente, ha perso davvero. Magari dobbiamo aspettare che il passato diventi un po' di più passato: chissà?!. Solo gli storici non hanno problemi con la nostalgia o con l'affievolimento della capacità di stupirsi. Essi non devono ridurre la dissonanza, possono solo dire quello che vedono o hanno visto. Infatti nei libri di storia si parla sempre, per fare un esempio, di decadenza dell'impero romano. Non è forse vero?
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi