Quello che fu il rapporto tra la grande borghesia e il fascismo va visto non in modo meccanicistico e unilaterale, ma in modo articolato e legando l'atteggiamento delle forze capitalistiche a quello più generale delle classi dirigenti del tempo. In tale visuale il fascismo fu inteso ed utilizzato dai singoli capitalisti o gruppi locali di essi solo in funzione di "guardia bianca", per battere la resistenza delle organizzazioni del proletariato ed evitare turbamenti sociali, anche se le centrali capitalistiche non pensarono mai di cedere il potere al fascismo: da una parte la grande borghesia voleva servirsi del fascismo per schiacciare il movimento dei lavoratori, dall'altro lato voleva ricondurre la crisi politica alla normalità e spegnere l'endemica instabilità. La grande borghesia non comprese la vera natura e le novità del fascismo. Credette di costituzionalizzare il fascismo e le conseguenze di questo e di altri errori di valutazione non tardarono ad emergere. La natura totalitaria del fenomeno e del suo carattere certamente a suo modo rivoluzionario. Il fascismo va comunque studiato aldilà dei pregiudizi ideologici, ma come fenomeno storico, con le sue luci e le sue ombre. Impossibile non riconoscere, al riguardo, l'inscindibile legame che il fascismo ha avuto con la società di massa.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi