Il concetto è già presente nel'Arthasastra di Kautilya e successivamente anche ne Il Principe di Machiavelli, opera che è stata accostata alla prima, con i debiti distinguo, per le non poche analogie. Ma è soprattutto Tucidide nelle sue Storie che lo enuncia in termini più autorevoli. E proprio il pensiero di Tucidide ha influenzato in modo sensibile la politica degli stati in epoche diverse. Si tratta del convincimento che un conflitto diventa inevitabile quando risulta chiara la crescente superiorità militare di un avversario: circostanza che spesso viene chiamata guerra difensiva o ancora "preventiva", per arginare gli effetti pericolosi di questa possibile superiorità. La conoscenza delle intenzioni altrui e delle relative condizioni non sempre è cosa certa, ma sfuggente, difficilmente circoscrivibile in termini attendibili, ma rende inevitabile una guerra come più sopra descritto. L'immaginare con particolari inoppugnabili che l'avversario sia in grado di orientarsi verso la guerra spinge ad anticiparlo, secondo la visione di Tucidide, con un attacco preventivo. Esempi del genere sono frequenti nel corso della storia, in particolare in quella più recente. Anche per tale ragione diventa arduo individuare le responsabilità della guerra, le colpe e gli errori che normalmente coinvolgono tutti gli attori di tale gioco perverso. In un simile contesto non di rado si lanciano segnali perché una parte spinga l'altra a sferrare il primo colpo per addossarle la colpa. Anche questa è guerra preventiva e diabolicamente rientra nella logica di potenza delle due ultime guerre mondiali e di gran parte della "guerra fredda" e, se si vuole, anche degli seguiti al crollo dell'ordine di Yalta. Un verità che viene testimoniata dalle continue esperienze nell'arena mondiale dove i conflitti si combattono anche con soggetti diversi da quelli classi degli stati.
Casalino Pierluigi, 16.01.2015
Casalino Pierluigi, 16.01.2015