La libertà era ciò che distingueva un greco da un barbaro. I greci hanno sempre esaltato ed approfondito questo concetto. Per quanto diversa, la concezione moderna, maturata in Occidente nei secoli, deve moltissimo a quella originaria scaturita dal genio dell'Ellade classica. Può forse dirsi che non vi sia stato altro campo in cui l'influenza greca sia stata più decisiva. E' evidente che per un greco libertà significhi non essere schiavo, di nessuno e di niente, pervasi come si era da un fiero ed orgoglioso senso critico. Gli ateniesi conquistarono prima la libertà civile (quando Solone proibisce l'esecuzione personale per debiti), poi la libertà giuridica, con una legislazione che protegge la persona fisica del cittadino e nel suo spirito anticipa l'habeas corpus (Demostene, Contro Timocrate), e infine la libertà politica, la quale, nell'opinione dei greci, si manifesta soprattutto nel diritto di obbedire alla Legge, in condizione di parità: e' questa, dunque, la definizione della democrazia. La libertà è uno status dal duplice aspetto: indipendenza da ogni costrizione personale, osservanza delle norme generali. Tale status, che resisterà a lungo, riflette i dati stessi dell'evoluzione politica dell'Ellade stessa. Con la sua costituzione, la Città - è vero - ha liberato il cittadino dalla soggezione ai gruppi, alle persone, alle norme particolari, ma, allo stesso tempo, ha voluto accentuare tutti i poteri che prima della sua costituzione in vario modo limitavano l'individuo. Ecco quindi l'ambivalenza della nozione greca di libertà: libertà come possibilità di trovarsi ora nella condizione di suddito, ora invece di diretto responsabile del governo cittadino, e ripropone in una diversa prospettiva il problema essenziale della libertà greca, che non sarà mai radicale: essa è l'adesione volontaria ad un ordine, e tutte le politiche cercheranno in definitiva di raggiungere un compromesso tra ordine e libertà. Taluni ritengono, e non a torto, che la democrazia ateniese si sia allontanata da questa specie di equilibrio, dal momento che i cittadini non si sentono più capaci di comandare e nemmeno vogliono obbedire, nello schema platonico il sistema si esaurisce e muore proprio per un eccesso di libertà (concetto che sarà ripreso magistralmente, in epoca moderna, da Alexis de Tocqueville). nondimeno in questo clima e in una dimensione molto più ampia di quella meramente politica, che l'Atene di Pericle ci ha lasciato una definizione della libertà individuale che conserva in pieno la sua attualità: "Noi, dice Pericle - in Tucidide, II,37- non serbiamo rancore a chi agisce a modo suo", e, a completare la definizione, Aristotele risponderà che: "La libertà significa il diritto di vivere come si vuole". Nel testo di Tucidide sono chiaramente manifesti i motivi della critica a Sparta; in effetti . in effetti - in questo campo - le due città rappresentano concezioni antitetiche; Atene, nonostante le vive resistenze interne - testimoniate dalla corrente platonica - continuerà sempre a difendere e regolare quell'aspetto della libertà individuale che - proprio nella sua fase ascendente - tende a limitare la supremazia della Città. A parte le leggi, alle quali è necessario obbedire, l'uomo è libero di disporre della sua vita come meglio ritiene. Può dirsi così posta una delle pietre angolari della democrazia moderna, patrimonio ormai irrinunciabile, pena derive oscurantistiche e totalitarie.
Casalino Pierluigi, 17.01.2015
Casalino Pierluigi, 17.01.2015