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Lo spirito di Voltaire

Può spesso dispiacere l'irriverenza e il mancato rispetto delle opinioni altrui, anche il diritto alla satira e alla trasgressione, alla dissacrazione, al limite, non di rado, dell'offesa. Ma su quest'ultima cosa si lascia la parola ai tribunali. Lo spirito di Voltaire, tuttavia, non potrà mai essere soffocato, lo si voglia o no, anche perché in democrazia la libertà è indivisibile ed ha un senso se si è liberi di dire agli altri ciò che essi non vogliono sentire. La lezione dei fatti di Francia, proprio la terra di Voltaire, è questa e solo questa, piaccia o no.  Lo spirito della tolleranza si è affermato in Occidente ancor prima di Voltaire, ma ancora tarda ad affermarsi in altre parti, soprattutto nelle coscienze di chi non condivide i principi liberali. La democrazia ha bisogno della laicità, del pluralismo, dei suoi stessi errori e dei suoi stessi difetti per continuare a vivere o a sopravvivere. Il rischio del Grande Fratello, è vero, aleggia anche in Occidente, ma anche tale minaccia non riesce a modificare il codificato spirito della tolleranza. Un lascito al quale difficilmente si potrà rinunciare, se non si vuole precipitare nell'oscurità totalitaria, qualsiasi sia. Un mio vecchio insegnante di storia e di filosofia in liceo, il mai abbastanza compianto salesiano Don Paolo Natali diceva:"due sono i flagelli, il governo dei preti e il governo dei giudici. Spirito mordace e libero, pur nella rigorosa sua formazione cristiana, il sacerdote ci insegnò che quando la luce della tolleranza e della libertà di pensiero si spengono, si spegne il bene supremo della democrazia. Un dramma che dobbiamo assolutamente evitare in questi tempi pericolosi. L'imam di Catania ha richiamato i musulmani ad un serio esame di coscienza e alla condanna senza se e ma delle gesta terroristiche e del fertile terreno ideologico che le sottende. L'Islam, come tutti i credi, può presentare luci ed ombre, ma mai deve essere privo di quel  senso critico su cui si fonda il dialogo con le altre opinioni e le altre fedi. L'eredità intellettuale e razionalistica di un Ibn Rushd (Averroè), in cui l'Europa si riconosce da sempre, non può essere tradita da moderni e degeneri  interpreti. Per concludere una riflessione a cui non sottrarsi: la logica degli affari internazionali non è esente da colpe nella formazione del fenomeno terroristico e ora l'incendio minaccia (anzi già l'ha fatto) di sfuggire di mano e divenire incontrollabile. L'Occidente ha l'obbligo di riesaminare certi legami pericolosi che forse hanno forzato le stesse originali intenzioni.
Casalino Pierluigi, 12.01.2015

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