LUUK MAGAZINE
Un segno indelebile: il décollage. Una matrice dadaista, commista a influenze di Pop Art, astrattismo americano, ricerche spaziali e materiche à la Fontana e Burri, graffittismo, manifesti pubblicitari, immaginari statunitensi. Questo il milieu a cui si abbevera l'ideatore del "Manifesto dell'epistaltismo". Questo il fermento che Mimmo Rotella insieme ammira, sperimenta e rifinisce.
È tale tensione artistica a essere protagonista di due fondamentali mostre milanesi che ripropongono contemporaneamente il valore estetico dell'opera di Rotella.
In primo luogo "Decostruzioni Urbane", allestita presso la galleria Il Castello Modern and Contemporary Art sino al 20 luglio 2014. L'esposizione comprende venti opere di Mimmo Rotella, alcune mai esposte al pubblico, parte della collezione privata di Adriano Conte e Marcello Conte, proprietari della galleria e curatori della mostra, che si avvale della direzione creativa di Elisa Ajelli. Dalle opere emerge un linguaggio innovativo, realmente avanguardistico, testimone di un percorso compiuto da Rotella dagli anni '40 fino alla fine degli anni '80.
Vi è poi la fondamentale esposizione presso Palazzo Reale, inaugurata il 12 giugno e aperta al pubblico fino al 31 agosto 2014. Si tratta di "Mimmo Rotella. Décollages e retro d'affiches", curata da Germano Celant, promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Mimmo Rotella Institute e Fondazione Mimmo Rotella. L'esposizione, come rivela il titolo, è incentrata sulla pratica del décollage e riguarda il periodo compreso fra il 1953, anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato, e il 1964, con la partecipazione dell'artista alla XXXII Biennale di Venezia. La mostra espone circa centocinquanta opere, intervallando gli approfondimenti di momenti particolari dell'esperienza artistica di Rotella al confronto con lavori di altri grandi protagonisti dell'arte novecentesca, fra cui, per citarne solo alcuni, Marinetti, Prampolini, Burri, Fontana, Manzoni e Warhol.
Le esposizioni rivelano così la natura dell'estetica di Rotella, tutta inserita in una dinamica di ritaglio, articolazione e accostamento, una dimensione topologica improntata a una frammentarietà dispersiva rinviante a un piano reale ma sempre interrogante. Un'arte complessa e concettuale, in dialogo con una società di massa disgregata dall'artista per conferire ad essa forme nuove.
Luca Siniscalco
Un segno indelebile: il décollage. Una matrice dadaista, commista a influenze di Pop Art, astrattismo americano, ricerche spaziali e materiche à la Fontana e Burri, graffittismo, manifesti pubblicitari, immaginari statunitensi. Questo il milieu a cui si abbevera l'ideatore del "Manifesto dell'epistaltismo". Questo il fermento che Mimmo Rotella insieme ammira, sperimenta e rifinisce.
È tale tensione artistica a essere protagonista di due fondamentali mostre milanesi che ripropongono contemporaneamente il valore estetico dell'opera di Rotella.
In primo luogo "Decostruzioni Urbane", allestita presso la galleria Il Castello Modern and Contemporary Art sino al 20 luglio 2014. L'esposizione comprende venti opere di Mimmo Rotella, alcune mai esposte al pubblico, parte della collezione privata di Adriano Conte e Marcello Conte, proprietari della galleria e curatori della mostra, che si avvale della direzione creativa di Elisa Ajelli. Dalle opere emerge un linguaggio innovativo, realmente avanguardistico, testimone di un percorso compiuto da Rotella dagli anni '40 fino alla fine degli anni '80.
Vi è poi la fondamentale esposizione presso Palazzo Reale, inaugurata il 12 giugno e aperta al pubblico fino al 31 agosto 2014. Si tratta di "Mimmo Rotella. Décollages e retro d'affiches", curata da Germano Celant, promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Mimmo Rotella Institute e Fondazione Mimmo Rotella. L'esposizione, come rivela il titolo, è incentrata sulla pratica del décollage e riguarda il periodo compreso fra il 1953, anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato, e il 1964, con la partecipazione dell'artista alla XXXII Biennale di Venezia. La mostra espone circa centocinquanta opere, intervallando gli approfondimenti di momenti particolari dell'esperienza artistica di Rotella al confronto con lavori di altri grandi protagonisti dell'arte novecentesca, fra cui, per citarne solo alcuni, Marinetti, Prampolini, Burri, Fontana, Manzoni e Warhol.
Le esposizioni rivelano così la natura dell'estetica di Rotella, tutta inserita in una dinamica di ritaglio, articolazione e accostamento, una dimensione topologica improntata a una frammentarietà dispersiva rinviante a un piano reale ma sempre interrogante. Un'arte complessa e concettuale, in dialogo con una società di massa disgregata dall'artista per conferire ad essa forme nuove.
Luca Siniscalco