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Il lavoro di Sessa su Emo di Sandro Giovannini

Il lavoro di Sessa su Emo

di Sandro Giovannini




«In alto come in basso, in terra come in cielo, noi facciamo l'esperienza di una medesima, continua concatenazione di

'apparizione' e 'dileguamento': nel cielo, il sole e la luna si mostrano e si nascondono in alternanza;

sulla superficie della terra costituita da montagne e vallate, gli esseri e le piante, a turno, prosperano e languiscono per

'dar luogo alla trasformazione'. Non v'è, dunque, da una parte il Cielo eterno - invisibile - e dall'altra la terra,

luogo sensibile e condannato al divenire: questa opposizione di partenza - visibile/invisibile –

attraversa interamente il reale, e il visibile non è vana apparenza alla quale converrebbe

contrapporre la verità. Il visibile e l'invisibile non si oppongono tra loro come

due tipi distinti di realtà ma come le due fasi di uno stesso processo:

sono la stessa (e unica) realtà colta in due momenti differenti».


François Jullien, Figure dell'immanenza. Una lettura filosofica del 'I Ching', Laterza, 2005.



Il lavoro interpretativo di Sessa su Emo è di grande importanza filosofica. Infatti organicamente ci possiamo affacciare, con consapevolezza di molte delle poste in gioco, sull'universo complesso del pensatore veneto, di cui si sta compiendo, dagli anni '80 fino ad ora l'imponente e magnifica opera postuma di pubblicazione progressiva degli autografi, a cura di Donà e Gasparotti. Il lavoro critico che accompagna i testi fino ad ora pubblicati è un esempio di come seriamente si possa trattare un complesso pensiero che è assimilabile, per ampiezza insondabile e profondità sconcertante, al lascito pessoano, richiamando suggestivamente alcune grandiose anomalie, pur nella differenza profonda di testo e contesto. Giovanni Sessa ora, con questa monografia, (La meraviglia del Nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo, Bietti, 2014) fa il punto sul contesto storico-filosofico e lancia coraggiosamente alcune chiare ipotesi interpretative: il transattualismo, la compresenza Cristo/Dioniso, la vigenza dell'origine che lo avvicina ad Evola, la centralità come pulsione e come azzardo del momento estetico e non certo come produzione mercantile surrogatoria e nevrotizzata nell'era ineliminabile del tragico, il tempo sferico del semprepossibile, l'antimodernismo non come astrazione ideologica ma come anti/disorganicità che si attua nel presente eterno e la concezione di un'attiva distanza rammemorante che è spirituale ed intellettuale assieme, in questo Tempo ed in questa Patria. Queste determinazioni appena indicate sono solo poi tracce perseguibili di una complessità originaria - oltreché originale - che rimanda ad una sorta di rottura epistemologica con tutto il pensiero del negativo nel momento stesso in cui affronta vertiginosamente l'esser fuori dalla negazione logica ma essere nell'affermazione costante della negazione stessa, (…basti leggere le considerazioni di Donà nell'intervista di Sessa a proposito del concetto di tempo in Emo, o l'icastica risposta di Gasparotti alla 3 domanda di Sessa, per avvicinarsi a comprenderlo). Tutte tesi ove l'arké non è solo, appunto, "complessità originaria" - e già sarebbe avvicinarsi oltre misura - ma il luogo che non è più e non è ancora, perché è nel suo sempiterno ricercabile e transitabile nulla in essere, ovvero la chimera utopica che può dimorare in noi autenticamente come traccia, orma, prova, del vacuo in destino e non com'illusione evasionista e ci costruisce - con una sorta di sorridente levitas metafisica - (l'impossibile in atto), a cui corrisponde uno spaurente avvitamento, la potenzialità di più che viri nella finalità gloriosa. Ma su tutto si ripete follemente e genialmente il vero e proprio sciogliersi (nella lettura sopra citata) del sedicente nodo o principio di non contraddizione, non tagliato quindi, ma sciolto nel suo darsi ed affermare la differenza in uno con l'autonegarsi, in una visione del tutto dialetticamente tradizionale anche se filosoficamente eterodossa, e sempre oltre un nihilismo di maniera, anche se sulla linea dell'ineliminabile consapevolezza ciclica.

Abbiamo già potuto esprimere, conoscendo il lavoro di Sessa su Emo, due nostri momenti di risoluzione artistica, collegati al suo testo e legati alla più convinta adesione, che non è quella solo strettamente filosofica ma anche quella più ampiamente creativa. Un primo momento è stata la scelta di Emo per la seconda fascia mediana dell'in folio allegato al "libro/manifesto", edito nel suo complesso come opera comunitaria dall'Heliopolis, nel 2011. Nell'in folio, aggiunta artistica interamente a mio nome al comunitario libro/manifesto, nella tripartita e tricolore scansione grafica, questa fascia centrale suggerisce il candido e gioviano "Presente" in una medietà che collega il focoso e marziale "Passato", ovvero il tremedaglied'oro aviatore/artista Antonio Locatelli sotto, alla verde/venere coraggiosa e scomparsa tragicamente pittrice/performer Pippa Bacca, sopra, nella fascia "Futuro". In folio tutto risolto quindi in tre vicende personali ma reali, tra Morality Play, fumetto filosofico e gioco esperibile sperabilmente per tabula fati e non per tabula rasa

Il secondo momento è, adesso, un opuscolo/pagillare* in parallelo al libro di Sessa della Bietti, edizione pregiata in tiratura limitata, nell'ormai storica collana del paraeditoriale Heliopolis, che tratta "VII punti" o plessi da me scelti dal libro maggiore di Sessa, risolvendosi in un omaggio puntuale, in un dialogo amicale ed in una segnalazione formale e contenutistica…



* Sandro Giovannini, Nel presente eterno, la felicità delle cose...

VII Note al testo di Giovanni Sessa su Emo: (Giovanni Sessa, La meraviglia del Nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo, Bietti, 2014).

 


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