Vittorio Sgarbi: al Quirinale un Leonardo falso oltre a Napolitano...

 

Da Napolitano agli esperti: tutti glorificano la «crosta»

Abbagliati dal (finto) Leonardo. La "Tavola Doria viene esposta in pompa magna al Quirinale e accompagnata da un sontuoso catalogo. Ma non c'entra nulla con Da Vinci. E i critici lo sanno
Quale possa essere la ragione per la quale persone colte e stimabili, anche se forse non compiutamente esperte di pittura del Rinascimento, si avventurino nella pomposa presentazione di un dipinto, non so se più insignificante o più imbarazzante, resta un vero e proprio mistero.

Il carico principale se lo è assunto un dotto archeologo, consigliere del Presidente della Repubblica per la conservazione del patrimonio artistico, Louis Godart; ma al coro di tripudio per «il rientro di un grande capolavoro» partecipano tanti altri, con note, affermazioni, gridolini di entusiasmo, affidati a un catalogo or ora sontuosamente e imprudentemente pubblicato.
Inizia lo stesso Giorgio Napolitano, padrone di casa, giacché «il grande capolavoro», la cosiddetta Tavola Doria, è ospitato con tutti gli onori nel Palazzo del Quirinale: «L'Italia è tornata in possesso di un capolavoro universalmente citato». In verità, non c'è un solo studioso di pittura italiana (se non nell'equivoca mitografia di Leonardo) che si sia occupato dell'opera, o che l'abbia citata con qualche interesse. Nell'unica mostra in cui fu esposta, a Milano nel 1939, la tavola è registrata come opera di un maestro toscano. Segue un testo, evidentemente inconsapevole, di Lorenzo Ornaghi, ministro per i Beni e le Attività Culturali: un pastone di banalità e di compiacimento. Non può mancare una nota celebrativa di Leonardo Gallitelli, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, che fa riferimento «alla importante restituzione al patrimonio culturale italiano della Tavola Doria», mostrando d'ignorare quanti veri capolavori ci siamo lasciati sfuggire, nell'assoluta indifferenza, come io ho tante volte denunciato, perché non accompagnati dal falso nome di Leonardo che, in questa occasione, è il convitato di pietra, la ragione reale della patetica impresa.... C
 
IL Giornale