I killer del Cavaliere hanno ucciso il Paese
Se è una tragedia che Monti si dimetta un mese prima della scadenza prevista, Napolitano proroghi di un mese la sua permanenza anziché affrettare il voto come vuole il Pd. Ma è falso scaricare tutto su Berlusconi ed è falso dire, come fanno Casini & Sinistri, che se ci troviamo in questa crisi la colpa è del suo governo.
Sappiamo che le ragioni della crisi sono due: una, internazionale, è il ciclone speculativo e finanziario venuto dagli Stati Uniti e abbattutosi sull’Europa, non solo sull’Italia. E l’altra, interna, è il poderoso debito che l’Italia si trascina da decenni, ereditato dalla prima Repubblica, avendo speso e sprecato al di sopra delle proprie possibilità. Bocciate pure il governo Berlusconi come inadeguato a fronteggiarla, ma la crisi non è colpa sua. E pure l’accusa ricorrente a Berlusconi di aver sparso ottimismo in piena crisi, è per metà una colpa ma per metà un merito, se lo paragoniamo all’effetto moltiplicatore che ha avuto poi il catastrofismo e all’effetto depressivo che ha avuto sul Paese il mantra lugubre del baratro.
Ripenso invece alla follia di un Paese che fino a poco più di un anno fa si spaccava sulla vita sessuale di Berlusconi; ripenso alla follia di chi, non solo il premier, portava in ambiti internazionali quell’immagine. Se in quel frangente Berlusconi fu irresponsabile, rispecchiò l’irresponsabilità di un Paese, a partire dall’opposizione, la stampa e la magistratura. Si scannavano su Ruby sull’orlo di una crisi, mentre gli sciacalli pregustavano il cadavere italiano.
Marcello Veneziani
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