IL SIGNIFICATO DEL FUTURISMO
Negli anni successivi alla pubblicazione del Manifesto di Marinetti nel 1909, altri manifesti futuristi vennero pubblicati, creando un grande movimento avanguardista da Londra a San Pietroburgo, che andava estendendo il suo messaggio originale dall’arte ad altri aspetti della società, della vita individuale e collettiva. Insieme ai manifesti, alle mostre d’arte e alla circolazione di opuscoli, riviste e libri inneggianti al nuovo stile, esplodeva il culto della modernità. Una fede che fece irruzione nell’epoca in cui già la modernità stava trionfando con l’esaltazione del ruolo delle macchine e della velocità, della scienza e delle nuove frontiere della conoscenza. Un’atmosfera che verrà resa ancor più effervescente dagli eventi della Prima Guerra Mondiale, con la sua carica indistinta di morte e di rinnovati slanci ideali. Il mito della rivoluzione in seguito aprì la stagione del Novecento e anche dei suoi demoni. Non a caso Giovanni Papini così tuonava in termini esplosivi e trasgressivi: ”Tutta la vita del nostro tempo è un’organizzazione di massacri necessari…carne da cannone, carne da macchina!”. L’uomo nuovo vagheggiato dal Futurismo era una creatura in perpetuo conflitto con se stessa, se pur animata dall’istinto di dominio, oltre che volta alla ricerca di nuovi orizzonti d’arte e di scienza. Tuttavia, ad un’analisi meno superficiale, la corrente futurista fu meno ingenua e rozza di quanto pensi. La volontà di conoscere e di crescere non fu del tutto disgiunta dal valorizzare in modo diverso il patrimonio delle precedenti conquiste dell’umanità. Anzi, il messaggio futurista puntava proprio a rileggere la profonda eredità del passato, alla luce dei tempi nuovi. Tutto questo, in definitiva, fu il Futurismo: questo il vero significato di quella stagione e dei suoi protagonisti.
Casalino Pierluigi
Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...