Fabrizio Resca Pensieri on the road recensione di Emilio Diedo

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Fabrizio Resca (a cura di)

Pensieri on the road (again). Aforismi e citazioni in viaggio.

Prefazione e postfazione del medesimo curatore.

In copertina fotografia realizzata da Fabrizio Resca: Barcelona, globe-trotter sulle Ramblas.

Este Edition, Ferrara 2010², pp. 104, € 10,00.


Quest'opera di Fabrizio Resca, un ensemble di aforismi e di citazioni aventi per tema il viaggio, come chiaramente è palesato dal titolo e sottotitolo, mette di fatto in uso, ed a consumo, del lettore un musivo repêchage di proverbi e di brani tratti dai più disparati personaggi, famosi o meno, non solo scrittori, contemporanei o non, italiani e stranieri. Un esempio, tra i più noti: Poe, Alighieri, Pasolini, Magris, Platone, Aristotele, Bacone, Flaubert, Cartesio, Voltaire, Pound, Calvino, Joyce, Kipling, Machado, Pascal, Pavese, Confucio, Pessoa, Stendhal, Cristoforo Colombo, Socrate, Wojtyla, Folco Quilici. E, naturalmente, Resca non può non far parte, lui stesso, del contestuale repertorio.

Nel titolo, again tra parentesi indica che si tratta di una raccolta uscita in ulteriore edizione, la seconda, aggiornata con ampliamento del testo.

Emblematica è la scelta fatta dal curatore, che, nella prefazione (riproposta poi in quarta di copertina), si rifà ad un eloquente brano del polacco Ryszard Kapuściński: «Sono un grande fautore delle citazioni e trovo molto interessante l’opinione di Walter Benjamin, secondo il quale il miglior libro del mondo sarebbe una raccolta di citazioni. Ogni volta che approfondiamo un dato argomento, scopriamo che c’è già una quantità di libri che ne parla. Ognuno di essi contiene almeno un pensiero affascinante che il comune lettore non conoscerà mai, in quanto non li leggerà mai. Secondo me, chiunque si dedichi a un dato settore ha il dovere di scoprire queste perle sepolte all’interno di due o trecento pagine e che, una volta portate alla luce, riacquistano vita e splendore». A parte il fatto che con una citazione Resca prende, come si suol dire, due piccioni con una fava, Kapuściński e Benjamin, sono sacrosante parole, che di per sé basterebbero a dare l’esattissimo resoconto dell’opera in disamina.

Aggiungerei che, nell’ambito tematico, talvolta in divergenza d'opinioni (ed è soprattutto questo il punto di riferimento della mia affermazione), nei singolari richiami, si riesce ad innescare la più variegata sequela di considerazioni, nello sprone della consuetudinaria pluralità di concetti che caratterizza le citazioni. Il teoretico divergere, che inevitabilmente s'intromette, fa buon gioco all'ossimoro delle filosofie d'ogni tempo, che dell'esistenza, nell'insieme di dottrine ed esperienze, ne pone basi alquanto anfibologiche, facendosi contenitore di tutto e del contrario di tutto. E per di più (è un aspetto che brilla proprio in chiusura, a fine postfazione, p. 97), c'è sempre chi vuol dire la sua anche quando gli converrebbe tacere, «come diceva Stanislaw Jerzy Lec […], "ci saranno sempre degli esquimesi pronti a dettare le norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura"».

In definitiva, qualsiasi sia il tema di fondo esso assurge a mera e pretestuosa nota di coinvolgimento, in quanto funge, nella sostanza, da spugna assorbente di un sacco d’altre interessanti argomentazioni. Ecco allora che il 'viaggiare' ci risucchia in una canalazione, al limite, addirittura senza fondo, dalle infinite possibilità speculative. Poi sta al singolo lettore, a seconda delle sue peculiarità intellettive, intercettarne la fonte di un potenziale, complementare, esaustivo ragionamento.


emilio diedo

349/1094458

emiliodiedo@libero.it

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