EUREKA
E.A. Poe, felice narratore americano di storie “gotiche”, piene di mistero e di orrore, ingegnoso creatore di logiche trame scientifico-poliziesche, trattò con eguale abilità i due generi che tenne separati come appartenenti l’uno al dominio della fantasia, l’altro a quello della ragione. Ma nel 1848, a 40 anni, quasi verso la fine della sua travagliata e breve esistenza, scrisse EUREKA, un saggio di cosmogonia, che sposa invenzione e riflessione in modo appassionato. L’intento era di offrire una costruzione capace di spiegare l’origine dell’universo, la funzione divina, lo scopo finale della vita, di rispondere a tutte le domande e fare dono all’umanità delle risposte. Speculazione lucida e estro creativo, cultura e ingenuità percorrono un testo permeato di ansia del vero, che talvolta sfiora l’alta poesia, talvolta, incredibilmente, indica possibili soluzioni scientifiche che solo più di un secolo dopo verranno proposte e vagliate alla scienza, inclusa la ricerca della conoscenza dell’inconscio.
Casalino Pierluigi, 23.12.2010.
Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...