“...non cesseremo di esplorare e alla fine di tutta la nostra esplorazione giungeremo al punto di partenza e conosceremo il luogo per la prima volta” T.S. ELIOT 1910
L’auto corre liscia sulla strada tortuosa e dissestata. La campagna si estende a vista d’occhio e spiana l’orizzonte di pochi solitari casolari disseminati qua e la, tra i campi avvolti nella nebbia rada, mentre un cielo grigio e pesante come il piombo si confonde con la strada.
Tornare dai miei e ripercorrere queste strade, nella mattina densa di presagi e buoni auspici, è come compiere un viaggio extradimensionale a ritroso nel tempo. La radio trasmette musiche di vent’anni e forte è la sensazione di dejà vu, così sono proiettata in un nugolo di odori familiari e immagini note e care. Oh … dolce e mielata saudeji!
Un anno sta per finire. Finire … odio questo termine! Mi è sempre andato stretto. Un anno non finisce ma si conclude! Si chiude in se stesso negli strati sedimentari della consapevolezza. Tutti i miei anni vivono con me appollaiati stretti stretti nella mia coscienza, seduti al tavolo imbandito di un perenne simposio, e si confrontano e dialogano e si scambiano dubbi e certezze evitando di giungere a facili e arbitrarie deduzioni ma lasciano spazio aperto a ogni nuovo anno che giunge all‘epilogo.
Conosco alla perfezione ogni albero, ogni cascina, ogni curva della strada, gli aironi che stanno di vedetta immobili nei canali, gli acquitrini, il ponte sul ‘cavo’… eppure il sentimento nel percorre la via è quello della mia prima avventura. Dieci anni, la bici, la merenda per i cugini (un piccolo pensiero) e via da sola ad affrontare l’ignoto! C’era anche una statale da percorrere per un intero chilometro. Impresa epica! Il senso di vittoria, di forza e autonomia, alla fine di quello che ora mi appare un modesto cammino era tale da farmi sentire invincibile! Così ecco, anche quell’anno, che si è concluso come tutti gli altri 39 anni si sono conclusi, è custodito nello scrigno dei tesori segreti da conservare gelosamente.
Si sono poi susseguiti altri anni e si sono avvicendate altre avventure. 15anni e la grinta di un leone, fiera e indomita mi affacciavo al mondo. 20anni e l’utopia nel cuore ad imparare come si cambia il mondo. Oggi a pranzo con mia madre so che giocheremo le sorti dell’intero globo. Lei mi ha insegnato ad affrontare la realtà che ci circonda come se ogni volta fossimo sedute al tavolo presidenziale della Sala Ovale. Non ci si risparmia, si vive tutto di petto e in prima persona! In una vera società globale dove il destino di tutti ha un enorme importanza! Nessuno escluso. Perché alla nostra tavola ogni singolo individuo o essere ha un estremo valore, è degno di nota.
Ho talmente tanti pensieri che si affollano nella mente in questo momento che non mi accorgo nemmeno della strada che scorre veloce. Il corpo sa tutto, per fortuna, e come per magia i chilometri superano i chilometri. Intanto la nuda campagna lascia il posto ad ameni paeselli che la globalizzazione non sembra sfiorare … ma è solo un’illusione o forse un desiderio. È in questi luoghi che si trova casa mia. Circondata da maestosi abeti che ho visto crescere con me, il pozzo, l’abbeveratoio e dietro i filari di vigna, affianco il cortile dove da piccola correvo avanti e indietro come se fosse la cosa più bella che si potesse fare al mondo! Lo stesso cortile dove più avanti negli anni mi sono immersa nelle notti senza luna a guardare le stelle in cerca di risposte sul senso della vita, e dove ora di rado parcheggio la mia auto per il pranzo del giorno di festa.
La vita è una spirale. Tutto torna su di se, e ogni ritorno è ad un livello superiore dove sei tu a decidere la direzione. Ascendente o discendente o entrambi. Mi piace pensare la mia vita come un albero, più sono profonde le radici, più alti e folti sono i rami. Così da quando ho approfondito e rinsaldato le mie origini più intensa è la fioritura del mio intero essere. Siamo noi gli artefici della nostra vita. Prima è però necessario liberarsi dalle strette maglie del Pensiero Uniformato. Dal sentimento di impotenza e dalla carenza di pratiche Utopie. Ogni uomo, anche il più conforme alla regola, visto da vicino è unico e irripetibile.
La Rivoluzione di Coscienza non s’ottiene comunque a buon mercato. Qualcosa devi lasciare e il sentimento di perdita causa sofferenza. Non importa! I tuoi sforzi sono ben ripagati. La Rivoluzione Umana porta ricchezza. Può forse il Bruco rimpiangere la Crisalide quando sono così leggere le ali? Eppure uscire dal bozzolo provoca un dolore estremo! E nello stesso tempo è dolce come togliersi un indumento di seta!
Questa è un’ode al cambiamento. E ora, come nel Teatro Classico, il Coro si eleva in un inno. Brindiamo alla vita che scorre! Brindiamo alla vita!
Forse devo ancora arrivare dai miei o forse sono già di ritorno … bah! Poco importa continuo il mio viaggio.
Natalibera