Il sospetto del governo afghano (come anche dell'Iran, che si è sempre considerato parte in comune con la cultura afghana) di poter essere sacrificati ad un compromesso d'interessi russo-tedeschi sulla base dei "grandi spazi", rimase vivo anche in seguito poiché Hitler non poteva, né voleva svelare prematuramente i suoi piani militari ad est e quindi si proibì da sé un "aperto" colloquio con il governo di Kabul. Ciò fu chiaramente dimostrato durante il soggiorno di più settimane di Abdul Majid a Berlino nella primavera del 1941. La presenza dell'esponente afghano in Germania, evidentemente promossa da Rosenberg, doveva servire, secondo il parere di entrambi, a preparare una stretta collaborazione politica e militare della Germania e dell'Afghanistan. Hitler, però, pur aspirando ad espandere l'influenza tedesca in Afghanistan, non si espose poiché ritenne ancora prematuro un impegno diretto della Germania nella regione. Durante la rivolta nazionalista in Iraq, Abdul Majid sostenne perfino l'idea di un "Asse" Berlino-Baghdad-Kabul e si adoperò perché la Germania si impegnasse nella linea politica di sostegno a tutti gli stati del partito di Saadabad. La ribellione in Iraq però fallì e, come conseguenza di ciò e in maniera più che mai evidente dopo l'ingresso della Siria a partire dall'8 giugno, la posizione britannica in Medio Oriente si rafforzò notevolmente. Tale circostanza si ripercosse subito sulla condotta di Abdul Majid. Il 20 maggio, quando la lotta in Iraq si volse a favore degli inglesi, egli fu ancora disposto ad appoggiare una guerra partigiana sul confine indo-afghano scatenata dalla Germani, pur essendosi già pronunziato contro un'aperta partecipazione dell'Afghanistan alla guerra contro la Gran Bretagna. Subito dopo la sconfitta dell'Iraq, nel colloquio con il segretario di stato, barone von Weizsacker, del 6 giugno, si mostrò invece stranamente abbottonato, facendo notare che i britannici da parte loro avrebbero "mobilitato" le tribù indiane di frontiera (oggi talebane di Afghanistan e di Pakistan, dopo la divisone dell'Indostan britannico nel 1947) contro l'Afghanistan, cosicché al governo afghano era consigliata prudenza. Due giorni dopo l'attacco tedesco all'URSS, il 24 giugno del 1941, egli dichiarò poi che l'Afghanistan, nella sua situazione, esposta tra le potenze sovietica e britannica ora inevitabilmente alleate, era costretto a muoversi all'insegna di un'assoluta, corretta neutralità, poiché altrimenti sarebbe stata conseguenza un'occupazione del paese da parte delle truppe sovietiche o britanniche. Soltanto un trionfo tedesco sulla Russia sovietica avrebbe potuto cambiaire ancora qualcosa in questa decisione. Solo dopo si sarebbero di nuovo create possibilità per di porre basi politiche per il piano, preso in considerazione da Hitler il 17 febbraio 1941, di uno schieramento in Afghanistan contro la posizione coloniale britannica in India.
Casalino Pierluigi, 21.12.2014
Casalino Pierluigi, 21.12.2014