Ferrara, su certo Islam, il vescovo più evoluto della casta rossa


Farà la sua apparizione domani, 14 agosto, il manifesto affisso sulla facciata dell'Arcidiocesi di Ferrara per mostrare la vicinanza della curia ferrarese ai cristiani perseguitati in Iraq. Un'iniziativa promossa a livello nazionale dalla Cei e che ha subito trovato l'adesione dell'arivescovo Luigi Negri, che già nelle settimane scorsa non aveva nascosto la propria opinione sulle atrocità commesse dall'Isis, comparandole alla Shoah subita dagli ebrei durante i regimi nazifascisti.

"L'esposizione sulla casa del vostro Vescovo, casa di tutto il nostro popolo cristiano di Ferrara-Comacchio, vuole dire pubblicamente che l'Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio si sente una cosa sola con questi nostri fratelli e sorelle che portano nel loro corpo e nella loro anima le ferite della passione e della morte del Signore". Il marchio esposto sui muri dell'Arcidiocesi raffigurerà "l'iniziale della parola "Nassarah" ("Nazzareno"), il termine con cui il Corano individua i seguaci di Gesù di Nazareth e che viene imposto dalle milizie dell'autoproclamatosi califfo al-Baghdadi agli infedeli-cristiani, per i quali non c'è posto nello Stato islamico dell'Iraq e del Levante a meno che si convertano, soggiacciano a una speciale tassazione, subiscano la devastazione dei loro antichi luoghi di culto e la confisca dei beni".

Il simbolo sui muri della diocesi resterà anche per tutto il 15 agosto, giorno in cui le diocesi italiane si riuniranno in preghiera per i cristiani in Medio Oriente. "Mentre ci prepariamo – afferma il vescovo Negri – alla giornata di preghiera perché torni la pace – o meglio sarebbe dire perchè il Signore Gesù Cristo faccia un miracolo, per il quale umanamente parlando non si intravedono possibilità, neanche minime – vorrei che per tutta la Diocesi fosse vero quello che il Papa Francesco ha più volte richiamato, ossia che non sia soltanto un "dire" preghiere, ma sia un pregare con la totalità della vita e dell'intelligenza del cuore. Sia, soprattutto, una richiesta di perdono a Lui poiché la nostra vita di cristiani occidentali è gravemente colpevole nel senso della responsabilità nei confronti di quanto sta accadendo".

Una responsabilità che Negri non imputa alle politiche estere ed economiche portate avanti negli ultimi decenni dalle potenze mondiali, ma più che altro a un eccesso di diplomazia. "Questa responsabilità – spiega infatti Negri – si esprime con un'ingenuità a dir poco patologica. Si deve parlare di dialogo, certamente sì, ma lo si deve e lo si può fare solo se esso porta con se la consapevolezza della propria identità e della complessità dell'interlocutore in questione. In ogni caso il dialogo non può essere perseguito ad ogni costo e non può rappresentare assolutamente una forma di dimissione della presenza cristiana nel Medio Oriente. Noi tutti dovremmo desiderare di essere là con loro, per rinforzare la presenza anche numerica dei cristiani in luoghi dove da duemila anni la Chiesa e i cristiani sono presenti e perseguitati".

"Preghiamo – conclude Negri – affinché il Signore ci renda capaci di instaurare e perseguire un dialogo intelligente e non una resa senza condizioni, e preghiamo anche affinché il Signore ci conceda di aiutare positivamente non solo a fermare la fuga di migliaia e migliaia di nostri fratelli e sorelle, colpevoli solo di essere cristiani come i primi martiri ma, per quanto sarà possibile, rafforzare la loro presenza che non possiamo non considerare un contributo essenziale al Bene Comune dell'intera Umanità. Questo è il modo autentico di pregare per la pace che è dono di Cristo Risorto: "La Pace sia con voi". Il resto finisce per essere solo un vaniloquio. La Chiesa non ha bisogno di vaniloqui e, per quanto mi risulta, neanche Dio".