Per una Europa Space Humanist

Adriano V. Autino Space Renaissance Philosophy.
 
Se questa è Europa...
La civile Europa è circondata ormai da guerre: oltre alle guerre dimenticate dell’Africa, la Libia precipita nel caos della guerra per bande, in Siria si consuma un genocidio che ormai non fa più notizia, Israele e Palestina sono tornate alla carneficina continua, in Ucraina un regime filoeuropeo decide di regolare le questioni etniche con la guerra... In questo scenario esplode la Jihad qaedista, che guadagna territori a vista d’occhio, e massacra migliaia di persone che rifiutano di convertirsi all’Islam.
In questo scenario, anzichè interrogarsi sulle ragioni di una tale impennata di violenza, si sviluppa la consueta diatriba tra chi sostiene la necessità dell’intervento armato, per “fermare i terroristi”, e chi si dilunga in sterili disquisizioni sui pur noti interessi delle lobby dei costruttori di sistemi d’arma, che ovviamente non possono che ingrassare ulteriormente, man mano che il conto dei morti aumenta, ed il lezzo di putrescenza della civilta’ che comincia a marcire diventa sempre più insopportabile.
Eppure, se si osserva la storia recente attraverso occhiali ideologici umanisti, le ragioni dell’improvviso aggravarsi della malattia della civiltà sono evidenti, e tutt’altro che inspiegabili.
Sulla necessità impellente di fermare i massacratori non può esserci dubbio alcuno: una volta che la malattia è conclamata occorre combatterla, anche se sarebbe stato molto meglio prevenirla. È sul come combatterla che non si sente mai alcuna discussione. Ed è invece proprio sul come, che si dovrebbe discutere. Ed è sul come combattere la tirannia, la violenza ed i massacri, che l’Europa potrebbe distinguersi: non distinguendosi, finisce col perdere qualsiasi autorità morale, e quindi con l’alimentare l’epidemia del genocidio, anzichè fermarla.
La soluzione del dilemma tra interventismo e pacifismo sta del resto in una vecchia legge, presente da migliaia d’anni proprio nella cultura cristiana (e presente del resto anche in molte altre scritture). La legge dice “non uccidere” (e, si noti, non dice “non combattere”). Sentivo anche, proprio stamattina, su non so piu’ quale radio, parlare della strategia militare degli Aztechi pre-colonizzazione, che non era in alcun modo basata sull’uccisione dei nemici, bensì sul prendere prigionieri. Ora, qualche millennio dopo, la civiltà occidentale possiede una superiorità tecnologica che, se opportunamente indirizzata verso lo sviluppo di sistemi d’arma adeguati, le permetterebbe di vincere senza uccidere. Invece insiste a volersi mettere sullo stesso piano degli assassini e dei terroristi.
In particolare, chi osserva la storia con occhiali umanisti non potrà non notare che la recrudescenza virulenta dei conflitti si è avuta proprio dopo l’innesco del conflitto in Ucraina. Il conflitto nella striscia di Gaza, in particolare, e l’avanzata qaedista in Iraq. Perchè? Evidentemente qualche caposaldo morale, che aveva più influenza di quanta si potesse vedere, ha ceduto, incoraggiando così le correnti maggiormente guerrafondaie di Hamas e di Israele a passare all’azione.
Questo caposaldo aveva un nome: Europa. Ora è accaduto che questa Europa ha tranquillamente appoggiato la violenza omicida in nome dell’unita’ del territorio dello stato ucraino. Proprio mentre i protagonisti dei molti conflitti etnici endemici, tollerati in Europa da molto tempo (Irlanda del Nord, Paesi Baschi, Cipro, ...) sembravano aver finalmente capito, a loro spese, che la contrapposizione violenta non porta a nulla, e non fa che deprimere il turismo e l’economia, ecco spuntare altri gruppi etnici, che credono di (o vengono indotti a) risolvere i loro disaccordi con la violenza. Il neo-presidente Petro Poroshenko, appena insediato, ha dichiarato tranquillamente che, per ciascun militare ucraino ucciso, i militanti filorussi pagheranno con decine o centinaia dei loro. Dichiarazione che rieccheggia tristemente la politica di sterminio nazista durante l’ultima guerra, in base alla quale si ebbero diverse stragi spaventose, le Fosse Ardeatine a Roma e Sant’Anna di Stazzema in Toscana, per fare solo due esempi. Anche in questo caso la storia sembra stolidamente ripetersi, ma questa volta con l’avallo delle “potenze democratiche” occidentali! Ancora una volta un quasi-dittatore tutt’altro che democratico, Putin, finisce per apparire sensibile ai diritti di autodeterminazione dei popoli, piu’ dei campioni ufficiali della democrazia e della liberta’.
È evidente che, per i falchi israeliani e palestinesi, questo tranquillo appoggio europeo al massacro dei separatisti ucraini deve essere suonato come una dimostrazione lungamente attesa: gli europei danno lezioni di ragionevolezza e diplomazia finchè si tratta di conflitti lontani dal loro territorio ma, quando si tratta dell’unità territoriale dei loro paesi, non ci pensano due volte ad usare i bombardieri! Il sonoro “Aaaahh!” di Netanyau e degli integralisti israeliani da una parte, e dei capi di Hamas dall’altra, si deve essere sentito fino in Iraq... dove altri strateghi hanno pensato che era il momento buono per scatenare la loro offensiva letale. Chissà come si deve essere sentito legittimato, nella sua strategia genocida, dal canto suo il siriano Bashar al-Assad!
Questa crisi porta alla luce una verità che non posso pensare fosse sconosciuta ai più attenti analisti della politica internazionale, certo è che nessuno ne ha mai parlato granchè. Nonostante la sua non omogenità, e nonostante spesso si ritrovi a parlare con più voci discordanti, l’Europa rappresenta(va) una specie di bastione, un argine contro il dilagare dei conflitti per le scarse risorse rimanenti nel nostro pianeta. Questo argine oggi ha ceduto, con l’appoggio europeo al nazistello ucraino Poroschenko. Quali processi si innescheranno, in conseguenza di questo evento epocale, è difficile prevederlo. L’Europa potrebbe trovarsi costretta, come contraccolpo, ad accelerare la sua unificazione politica, non foss’altro che per dotarsi di una forza militare coesa e pronta a difendere i propri confini... da chi? Francamente non immagino un Putin desideroso di venirsi a cercare gatte da pelare da queste parti... diverso è il caso del mostro qaedista.
Personalmente auspico ben altre strategie, molto più coraggiose e rivolte al futuro.
La politica dell’Europa, nella crisi ucraina, dovrebbe opporsi risolutamente a qualsiasi soluzione militare, poichè non vi sono terroristi, in quelle regioni (almeno finora), ma solo persone che vorrebbero poter decidere quale lingua parlare ed in quale contesto nazionale vivere: Poroschenko smetta subito di uccidere, acconsenta ad un referendum, da tenersi sotto l’egida dell’ONU, nella aree contese, e si rimettano, tutti, alla volonta’ sovrana del popolo. Quale sarebbe, infatti, il vantaggio per gli Ucraini, per la comunita’ europea e per l’intera civilta’, se venisse “salvaguardata l’unita’ territoriale ucraina”, a prezzo di migliaia di morti, alimentando cosi’ un’altra faida secolare?
Per quanto riguarda il confronto con la primitiva Jihad qaedista, è evidente che il confronto è inevitabile, quali che siano le responsabilità occidentali nella nascita dei movimenti talebani e dell’odierno terrorismo islamico in generale. Una dottrina sbrigativa sembra suggerire che più terroristi fanatici si fanno fuori, minore è il problema, se poi si riuscisse a farli fuori tutti... Su questa strada, prima o poi qualcuno penserà ad una soluzione radicale: un bel bombardamento atomico, ed il lavoro sarebbe finito in mezza giornata! Ma l’errore di questa dottrina è marchiano ed enorme. Essa si basa infatti sulla supposizione che il terrorismo sia un fattore genetico, o etnico. Invece non è così: il terrorismo è un fattore ideologico: ucciso un terrorista, proprio grazie a quella uccisione ne nascono altri dieci, che dedicheranno la loro vita a vendicare il primo. I terroristi sono perlopiù giovani plagiati da preti islamisti, che imbottiscono loro la testa della pretesa superiorità morale dell’Islam nei confronti della corrotta civiltà occidentale. A tali giovani dobbiamo far cambiare idea, e non ucciderli. Anzi, l’occidente potrà dimostrare la propria superiorità morale proprio non uccidendoli! Con questo semplice fatto: vincere e farli prigionieri senza ucciderli, poi trattarli bene, mandarli a scuola, dar loro un futuro... solo così l’occidente potrà vincere questo confronto. Grazie alla nostra superiorità tecnologica, ed alla capacità di sviluppare sistemi d’arma non letali.
I produttori d’armi, dal canto loro, noteranno che non resterebbero senza lavoro! Certo, dovranno mettere in conto un cambiamento radicale di strategia: il loro business plan non sarebbe più basato sulla distruzione, ma sulla fornitura di sistemi di protezione della vita (un bel salto morale, non è vero?).
Le bombe sono, se mi si consente il paragone, come i razzi spendibili: ad ogni lancio si gettano via, e bisogna poi produrne altre. Tuttavia, così come lo sviluppo dell’astronautica civile, basata su veicoli terra orbita completamente riutilizzabili, darà vita ad un mercato enormemente più grande, rispetto a quello dei razzi spendibili, oltre a ripulire finalmente l’orbita terrestre dalle migliaia di tonnellate di detriti, occorre immaginare le fantastiche opportunità di sviluppo per un mondo non più oppresso dall’assassinio sistematico, in cui le cancrene vadano finalmente a guarire, ed a tutti siano date maggiori possibilità di lavorare per conseguire felicità e benessere, per sè e per i propri bambini.
ADRIANO AUTINO