Luuk Magazine
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Molti anni dopo dopo gli avvenimenti de L'alba del pianeta delle scimmie (2011), Cesare (Andy Serkis) e il suo seguito di scimmie super-intelligenti vivono felicemente nel Mount Tam State Park di San Francisco. Non avendo visto esseri umani negli ultimi anni, l'idilliaco mondo delle scimmie è bruscamente interrotto da un gruppo di uomini, guidato da Malcom (Jason Clarke) e Dreyfus (Gary Oldman), in cerca di qualcosa di cui la comunità ha disperatamente bisogno; gli umani, che non sanno assolutamente nulla di queste scimmie parlanti o delle loro origini, daranno il via ad un aspro confronto tra le due specie.
La fenomenale abilità del regista Matt Reeves di unire l'efficace tecnologia della motion-capture insieme con la forza delle performance attoriali e una sceneggiatura script intelligente, ha permesso che Apes Revolution possa essere un film ricco sia esteticamente che contenutisticamente. Dinamiche e meccanismi della trama sono certamente notissimi, come il tema post-apocalittico o la contrapposizione tra specie diverse e scontri interni ad entrambe le fazioni; tuttavia, il modo in cui ci viene presentata la solida storia tra Cesare e Malcom, votati alla costruzione di fiducia e amicizia tra le due razze, ci fa apprezzare molto quello che sarebbe potuto diventare facilmente un noioso avvicendarsi di rivalità, e che invece si presenta come un film davvero interessante.
Iniziando da un primo piano degli occhi di Cesare – un'immagine che ritroviamo anche alla fine del film – subito si nota quanto la pellicola poggi la sua riuscita sul realismo e l'espressività delle scimmie: le doti attoriali di Andy Serkis, Toby Kebbell e Nick Thurston, unite alla tecnologia digitale, fanno apparire i personaggi in carne e ossa meno incisivi in più di un aspetto; premettendo che tanto Clarke quanto Keri Russell e Oldman sfoderano tutto il loro talento, è difficile per loro competere con le scimmie in computer-grafica; queste ultime non solo sembrano reali, ma risultano così espressive che è difficile non empatizzare con loro. Anche i momenti in cui i primati comunicano tra di loro, soprattutto a gesti (usano infatti tendenzialmente la voce per parlare agli umani) non risultano mai noiosi e permettono una completa "sospensione di incredulità".
Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie supera in intelligenza e scene d'azione il primo film, poiché tutto sembra perfettamente reale e nessun momento digitale pare essere stato costruito semplicemente per l'apparenza, neppure le suggestive immagini della città distrutta, che fotografano quanto sia desolato e desolante un simile futuro per la razza umana.
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About Giorgio Raulli
Molti anni dopo dopo gli avvenimenti de L'alba del pianeta delle scimmie (2011), Cesare (Andy Serkis) e il suo seguito di scimmie super-intelligenti vivono felicemente nel Mount Tam State Park di San Francisco. Non avendo visto esseri umani negli ultimi anni, l'idilliaco mondo delle scimmie è bruscamente interrotto da un gruppo di uomini, guidato da Malcom (Jason Clarke) e Dreyfus (Gary Oldman), in cerca di qualcosa di cui la comunità ha disperatamente bisogno; gli umani, che non sanno assolutamente nulla di queste scimmie parlanti o delle loro origini, daranno il via ad un aspro confronto tra le due specie.
La fenomenale abilità del regista Matt Reeves di unire l'efficace tecnologia della motion-capture insieme con la forza delle performance attoriali e una sceneggiatura script intelligente, ha permesso che Apes Revolution possa essere un film ricco sia esteticamente che contenutisticamente. Dinamiche e meccanismi della trama sono certamente notissimi, come il tema post-apocalittico o la contrapposizione tra specie diverse e scontri interni ad entrambe le fazioni; tuttavia, il modo in cui ci viene presentata la solida storia tra Cesare e Malcom, votati alla costruzione di fiducia e amicizia tra le due razze, ci fa apprezzare molto quello che sarebbe potuto diventare facilmente un noioso avvicendarsi di rivalità, e che invece si presenta come un film davvero interessante.
Iniziando da un primo piano degli occhi di Cesare – un'immagine che ritroviamo anche alla fine del film – subito si nota quanto la pellicola poggi la sua riuscita sul realismo e l'espressività delle scimmie: le doti attoriali di Andy Serkis, Toby Kebbell e Nick Thurston, unite alla tecnologia digitale, fanno apparire i personaggi in carne e ossa meno incisivi in più di un aspetto; premettendo che tanto Clarke quanto Keri Russell e Oldman sfoderano tutto il loro talento, è difficile per loro competere con le scimmie in computer-grafica; queste ultime non solo sembrano reali, ma risultano così espressive che è difficile non empatizzare con loro. Anche i momenti in cui i primati comunicano tra di loro, soprattutto a gesti (usano infatti tendenzialmente la voce per parlare agli umani) non risultano mai noiosi e permettono una completa "sospensione di incredulità".
Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie supera in intelligenza e scene d'azione il primo film, poiché tutto sembra perfettamente reale e nessun momento digitale pare essere stato costruito semplicemente per l'apparenza, neppure le suggestive immagini della città distrutta, che fotografano quanto sia desolato e desolante un simile futuro per la razza umana.