Per il libro «Lungo l'argine del tempo.
Memorie di un farmacista» (Skira editore)
A Giuseppe Sgarbi
il «Premio Bancarella Opera Prima»
La cerimonia di consegna si è svolta domenica 20 luglio
a Pontremoli. A ritirare il premio è stato il figlio Vittorio.
PONTREMOLI
– Al libro «Lungo
l’argine del tempo. Memorie di un farmacista»
(Skira editore, pagine 168, 15 euro) scritto da Giuseppe Sgarbi
(padre di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi) è stato assegnato il
«Premio Bancarella – Opera Prima».
La
cerimonia di consegna si è svolta domenica 20 luglio a Pontremoli. A
ritirare il premio è stato il figlio Vittorio; Giuseppe Sgarbi è
invece intervenuto in diretta telefonica dialogando con i
presentatori della serata, i giornalisti Michele Cocuzza e Letizia
Leviti.
Il
libro percorre «un secolo di piccole e grandi storie italiane,
raccontate dalla voce piana e ispirata di Giuseppe Sgarbi,
farmacista, amante di poesia, grande cacciatore e padre di due
protagonisti della nostra scena culturale come Vittorio ed
Elisabetta. Le sue memorie raccontano di una campagna antica e nobile
al confine tra due terre ricche di storia come Veneto ed Emilia, in
uno dei più famosi mulini dell’area del Po: il primo alimentato
dall’elettricità e non dalla forza dell’acqua. Un racconto
evocativo, appassionato e appassionante che dalla fine della Grande
Guerra arriva ai giorni nostri»
«A
93 anni – ha detto Vittorio Sgarbi durante la cerimonia di
consegna del premio domenica a Pontremoli – mio padre si è
imposto come il più vecchio esordiente della letteratura»
Il
libro contiene due interventi dei figli Vittorio ed Elisabetta Sgarbi
Scrive
Vittorio: «Soltanto ora, dopo quarant’anni, scopro il
padre che non conoscevo e della cui storia non ero stato, se non
episodicamente, curioso, per troppa diversità di carattere. Così,
non convinto di particolari sorprese, ma pieno di affetto e di
riconoscenza per quello che mi ha consentito di essere, ho iniziato a
leggere “Lungo l’argine del tempo”. Fin dalle prime
pagine ho provato emozione, entusiasmo, soddisfazione, e poi
compiacimento per le rivelazioni e per lo stile, preso dal racconto
di tante storie che non conoscevo. Ma anche un’ironia,
un’intelligenza, una curiosità, un amore per la vita, un
entusiasmo, una vitalità che mi erano del tutto sconosciuti. Tanti
episodi sorprendenti e una visione del mondo così fresca, così
giovane, oggi per allora”
Scrive
Elisabetta: «La lettura di “Lungo l’argine del
tempo” è stata come entrare in un tunnel di interminabili
specchi, in cui mi sono vista sbalzata e moltiplicata nella vita di
mio padre. I racconti orali, trasferiti nella magia della pagina
scritta, hanno acquistato una forma, sono diventati – loro e lui,
mio padre – eventi più grandi della vita vissuta. La scommessa era
vinta. Mio padre è uno scrittore»
l'Ufficio Stampa
Nino Ippolito
press@vittoriosgarbi