Ferrara 2.0; un patto FEEDBACK per la sicurezza dei cittadini

NUOVA FERRARA





Dopo la morte di Federico Aldrovandi a Ferrara (un caso a cui ne sono seguiti altri simili in Italia) si è parlato molto delle modalità corrette con cui intervenire in strada da parte delle forze di sicurezza. Da ieri - come ha spiegato il prefetto Michele Tortora - Ferrara è diventata «probabilmente la prima città in Italia a regolare la materia con un protocollo».
Le istituzioni stesse, anche a seguito delle sempre più numerose situazioni di difficile gestione che si presentano senza avere alcun risalto sulla cronaca, hanno sentito la necessità di disporre, a livello provinciale, di linee guida concordate e condivise tra gli enti chiamati ad assolvere gli obblighi di assistenza e di intervento. In prefettura è stata firmata una Convenzione "per la gestione di interventi d'urgenza su soggetti con alterazioni che pur non richiedendo l'attivazione delle procedure per il Tso (trattamento sanitario obbligatorio, ndr) sono tali da poter costituire un pericolo immediato per sè e/o per altri". Forze di polizia e 118 (sanitari) sono i soggetti direttamente interessati.


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Ecco, in sintesi, i punti fondamentali del testo, che in molti casi assegna al medico la responsabilità dell'intervento con la collaborazione delle forze dell'ordine. La chiamata Quando perviene alla centrale operativa del 118 o a quella di polizia una segnalazione, la centrale contattata deve assumere il maggior numero possibile di informazioni sulle caratteristiche fisiche della persona, il suo indice di reattività (può essere più o meno lucida e cosciente), l'eventuale possesso di armi, in modo da inviare sul posto il personale in numero proporzionato e con equipaggiamento adeguato alle specifiche esigenze. È previsto inoltre un coordinamento immediato tra l'organo di polizia e l'emergenza sanitaria per rendere più efficace l'intervento. All'arrivo Qualora l'alterazione psico fisica della persona «la renda agitata, aggressiva, violenta, non collaborativa» e se ne reputi necessario «il contenimento fisico», gli operatori contatteranno la propria centrale per chiedere l'invio di ulteriore supporto. Nel caso in cui sul posto giunga per primo il personale di polizia, gli operatori, in attesa dell'arrivo dei sanitari, allontaneranno le altre persone che potrebbero subire danni o lesioni.
La persona alterata potrà essere trattenuta «qualora, rifiutando ogni aiuto, tentasse di allontanarsi». Il personale sanitario, una volta giunto sul posto, cercherà di «favorire la motivazione della persona al consenso alla cura». Il contenimento Se il personale del 118 ritenesse necessario il contenimento fisico per un intervento di primo soccorso, alle operazioni procederanno, in forma congiunta, operatori sanitari e di polizia: «In particolare gli operatori di polizia immobilizzeranno gli arti del soggetto, mentre gli operatori sanitari si occuperanno della testa e del torace». Qualora si renda assolutamente necessario, il personale di polizia avrà la possibilità di utilizzare «le manette in dotazione, ma solo per il tempo strettamente necessario» per l'applicazione da parte del personale sanitario di strumenti di contenzione (fasce, cinghie, etc.).
Il trasporto Il personale sanitario potrà richiedere «la presenza sull'ambulanza di un operatore di polizia». Se la persona risulta ancora aggressiva potrà essere mantenuta in condizione di contenimento anche presso la struttura sanitaria di destinazione. Qualora la persona trasportata nella struttura sanitaria avesse anche commesso reati, la permanenza di operatori degli organi di polizia verrà disposta se perdureranno le condizioni di pericolo, «valutate dal medico di pronto soccorso». Se la persona alterata e pericolosa si trova in un ufficio delle forze dell'ordine dovrà essere richiesto l'intervento del 118. Saranno chiamati gli operatori delle forze dell'ordine se il comportamento alterato si manifesterà in una struttura sanitaria. Irene Lodi