Che Donna
"Ode Marittima" di Fernando Pessoa con Cosimo Cinieri al MAXII
mercoledì, luglio 23rd, 2014
Fernando Pessoa (1888-1935), uno dei più importanti poeti del '900, è considerato padre del Modernismo e non solo, visto che, come si dice di lui, più che uno scrittore fu un'intera letteratura. Infatti, dopo la morte, dal suo prodigioso baule-cappello magico continuano a uscire opere: pare che ci abbia lasciato oltre 27.500 documenti tra manoscritti e dattiloscritti, quasi tutti inediti.
Poeta ed intellettuale proteiforme è la figura più importante del futurismo portoghese. Come Álvaro de Campos, uno dei 40 e passa eteronimi da lui creati, cioè personaggi-autori, forniti ognuno di una storia e di un vissuto diversi e di una propria coscienza letteraria, nel 1915 compose ODE MARITTIMA, viaggio per mare ed emblematico viaggio dell'anima.
Indossando la maschera di Álvaro de Campos, ingegnere, dandy e poeta sensazionista, Pessoa ci invita a salpare e a condividere con lui il sogno allegorico che inizia e finisce nel porto di Lisbona, vivendo la traversata alla maniera dei conquistatori portoghesi, allora esportatori di civiltà, come lo è oggi tutto l'occidente.
Quasi un trip iniziatico che, prendendoci per mano, non si risparmia nessuna scaltrezza linguistica per guidarci con autentica emozione tra le diverse stazioni di un'esaltante via crucis: dalle mirabolanti e pericolose avventure di feroci pirati-riassunti alle loro vittime-sintesi, dove tutto e il contrario di tutto diviene possibile. Essere un saccheggiatore e al tempo stesso la vittima bambina di quel saccheggiatore. Tutto il Bene e il Male. Il Sogno e la Realtà. Tutto e tutto insieme. Con voce talora seducente e dai forti accenti epici.
Il poema marino sottende mirabilmente il dettato delle poesie futuriste definite 'onde di immagini'. Qui, il flusso di forme e figure nuove è ininterrotto; a volte aggressive, violente, le immagini hanno l'audacia del vento sibilante che, gonfiando le vele, mette le ali alle parole, liberandole. L'uso dei versi liberi, deliranti, delle onomatopee messe in atto per creare atmosfere sonore, il ritmo incalzante, frutto di un'energia dirompente, sono strumenti efficaci affinché la parola del poeta diventi nave e mare e tempesta e pirata e donna violata e anima e la sua eco e il Dio di un panteismo di sangue e, al tempo stesso, 'grazia quieta delle cose' reali e vecchia chitarra del Fado permeata di saudade, nostalgia tipica della letteratura portoghese.
'Il suo essere ciclonico e atlantico' placa l'ansia di totalità che sembra divorarlo trovando concretezza attraverso la poesia, che ha la possibilità di penetrare tutte le cose, di trasformarsi plasticamente in ogni corpo, espandendosi all'infinito o contraendosi all'infinitesimo atomo. Nel dipanarsi dei versi l'ansia d'assoluto trova ragion d'essere in una meravigliosa sintesi alchemica: alla fine del viaggio la 'trasmutazione' fisica e psichica avviene grazie a una maggiore consapevolezza. La vocazione metafisica, che connaturò tutta l'esistenza e l'opera di Pessoa e che andò oltre l'anelito di integrare stati opposti dell'essere e della psiche, trova nella poesia la possibilità di moltiplicarsi e confondersi col mondo e incarnare tutte le contraddizioni dell'umanità, che in lui hanno diritto d'asilo, fino a quella più brutale.
E se è meraviglioso vivere il Sogno i cui prodigi rendono tutto possibile, anche la Realtà, persino con le sue fatture e operazioni commerciali, è altrettanto magnifica, da lui sentita 'umanissimamente fino alle lacrime'. Le due dimensioni non si contrappongono, si equivalgono in quella visione simultaneamente multipla e unitaria che Pessoa aveva della vita e che era riuscito a realizzare nella sua opera. Nell'ambito di ognuna delle due dimensioni, ogni sensazione è vissuta fino al parossismo, scandagliata, vivisezionata con un ritmo incalzante –assolutamente futurista- con l'intento di stupire, ma soprattutto di provocare una totale consapevolezza.
Un viaggio, dunque, fino in fondo all'abisso e ritorno, finché c'è la possibilità di trovare ancora e ancora una parola. E una volta trovata, che non sia l'ultima. Mai. Infatti, anche quando il volano che gira dentro di lui (simbolo di quel pensiero ossessivo-discorsivo) si ferma e l'ultimo meschino piroscafo non è che un 'vago punto all'orizzonte', diretto alèm do mar (oltre i confini del visibile), ancora c'è per lui, e per noi, che senza fiato lo ascoltiamo, la possibilità di un'altra parola che racconti un'emozione sconosciuta, tracciata dal suono di un argano nel 'silenzio commosso della sua anima'… per dirci che parole, emozioni e viaggi non hanno mai fine.
Un viaggio, dunque, fino in fondo all'abisso e ritorno, finché c'è la possibilità di trovare ancora e ancora una parola. E una volta trovata, che non sia l'ultima. Mai. Infatti, anche quando il volano che gira dentro di lui (simbolo di quel pensiero ossessivo-discorsivo) si ferma e l'ultimo meschino piroscafo non è che un 'vago punto all'orizzonte', diretto alèm do mar (oltre i confini del visibile), ancora c'è per lui, e per noi, che senza fiato lo ascoltiamo, la possibilità di un'altra parola che racconti un'emozione sconosciuta, tracciata dal suono di un argano nel 'silenzio commosso della sua anima'… per dirci che parole, emozioni e viaggi non hanno mai fine.
Lo spettacolo –quasi un'esperienza estatica- è vissuto dal rapsodo Cosimo Cinieri, non nuovo a questo genere di performance. Le fisarmoniche (Marcello Fiorini e Salvatore Zambataro) sono il contraltare ideale alla sua voce che, vibrante, 'interpreterà' tutte le onde del mare: dalla tempesta alla bonaccia. Lo accompagnano Bibiana Carusi, soprano-sirena con uno speciale insert di canzoni: da Du Parc, De Falla, Boito al Fado, caratteristica musica popolare portoghese che parla direttamente all'anima; il pianoforte di Domenico Virgili e il percussionista Mimmo Gori complici in una spericolata jam session. Musiche originali di Domenico Virgili e Marcello Fiorini.
Dove e quando:
MAXXI
Mercoledì 23 luglio 2014, ore 21:00