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Perché N.O.? Crescita/Decrescita Giuliano Borghi Per una Nuova Politia II


GIULIANO BORGHI PER UNA NUOVA POLITIA II  (vedi 01/05)

La questione da dibattere è quella dell’effettiva possibilità di rinvenire un insieme fondamentale di “idee pratiche”, sul qual far vigere nuovamente un popolo che si autocentri e si autogoverni. Definire, insomma, una nuova Carta dei diritti politici, quanto di quelli sociali ed economici, dell’uomo e ridisegnare nuove “linee di amicizia”adeguate al secolo che si è aperto, dove il discrimine non dovrà più essere segnato nel campo semantico implicate dalle “categorie” obsolete, stilate in un oramai antiquato vocabolario politico, entro il quale si va ogni giorno sempre di più intristendo la vita quotidiana. Da questa, ancora, trarre il senso del mondo, contro quello imposto dalle cosiddette “leggi” degli economisti e dei banchieri, che rendono nemico l’uomo all’uomo e il popolo mero suddito di decisioni prese in defilati penetrali, che da tempo funzionano nei fatti come sistema per ucciderlo.   
Pensare, oggi, il cambiamento è certamente possibile, direi esistenzialmente doveroso, ma occorre stare attenti a non pensarlo, magari inavvertitamente, con quelle stesse categorie mentali e culturali che hanno chiaramente dimostrata, nell’ora attuale, la loro totale obsolescenza.
Compito indubbiamente difficile e azzardato, magari anche presuntuoso, lo stesso, in fin dei conti, che hanno dovuto, e saputo, affrontare necessariamente tra Cinquecento e Seicento, nella prima ondata della Modernità, quei grandi pensatori europei, che trovatisi di fronte all’invecchiamento oramai irreversibile subito dalle categorie aristoteliche con le quali il mondo in precedenza era stato pensato e detto, sono stati attenti e realisticamente accorti a non versare il vino nuovo che vedevano fermentare nei vecchi otri del passato.
 Il sistema sociomentale  che attualmente ha la sua vigenza certamente è ancora forte nelle sua pratica. Altra è la situazione, però, che si rivela qualora si porti l’attenzione alla sue fondamenta, cioè ai mitologhemi e alla ideologia sulle quali si sorregge. Qui si incontra in effetti, un punto di fragilità notevole lì dove la “grande favola” dell’odierna modernità mostra di essere entrata in un insanabile conflitto con se stessa, per un emergere di contraddizioni che hanno posto in crisi i presupposti antropologici, politici ed economici, sui quali ha fatto sinora forza. Si tratta di autocontraddizioni, di auto trasgressioni non volute, né previste, le quali, per quanto finora agenti soprattutto nel dominio culturale, già dicono comunque che questa modernità “liberale”, è oramai impotente non solo a dar conto del reale, ma anche ad avere ragione dei problemi che il tempo d’oggi drammaticamente pone. Dall’etologia all’antropologia, dalla biologia e dalla bioetica alla prossemica, infatti, hanno finito per accumularsi saperi che confutano radicalmente i grandi principi individualistici, economicistici ed utilitaristici della odierna razionalità.
 Quello che occorre, dunque, è che si formi una schiera di uomini pensanti, consapevoli dell’uomo e delle “cose dell’uomo”, disposti a correre il rischio di concepire, e volere davvero, una nuova azione fondante, efficace a prefigurare concretamente una ben altra costituzione, assunta nel suo originario, duplice, significato di struttura interiore dell’uomo e di forma della polis
. Quanto in questa modernità, appare, con tutta evidenza, non più risolvibile, se si dovesse rimanere all’interno delle categorie filosofiche e politiche che la caratterizzano, potrebbe esserlo, invece, in un’altra modernità. E’ proprio nel segno di una diversa ed originaria del moderno che può essere possibile mettere a fuoco una linea di pensiero in grado di far presa sul concreto e di rimodellare il posto dell’uomo nel mondo, in una gaia accettazione delle sfide che l’epoca lancia. Operazione preliminare è chinarsi sul proprio tempo per comprenderlo e poi andare oltre, ad elaborare un modello alternativo di organizzazione della convivenza degli uomini che non sia dotato di sola efficacia teorica, ma soprattutto possa essere suscettibile di una traduzione pratica

Continua  02/10   Pagina Perché N.O.
  

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