GIUSEPPE GORLANI BREVE NOTA SUL CAMBIAMENTO II (vedi 01/05)
In questi ultimi tempi si sente con sempre maggiore frequenza parlare di “cambiamento” o, addirittura, di “rivoluzione”, invocandone la necessità. Il disagio esistenziale cresce di pari passo con le difficoltà economiche e la “gente” o le “masse”, direbbe Ortega y Gasset (perché ormai di popolo sembra non si possa più parlare), scendono nelle piazze con l’intento di suscitare l’attenzione dei governanti e di scuoterne la coscienze. Dato che viviamo in una condizione di “democrazia” – pensano i più – abbiamo “diritto” a far sentire la nostra voce, esigendo che venga ascoltata. In realtà, però, i governanti non ascoltano e procedono imperterriti verso il perseguimento di mete non dichiarate, finalizzate ad arricchire alcune oligarchie e non certo a portare benessere, equità, giustizia.
Già da tempo tali ristrette cerchie di dominanti (che puntualmente si circondano di lacché dotati di particolari attitudini: la “casta”) hanno accertato come gli schiavi migliori, i più manipolabili e sfruttabili, siano quelli che non sanno di esserlo. Così, riprendendo e perfezionando un esperimento fallimentare, scaturito nell’antica Grecia, è stata elaborata la democrazia nella sua forma corrente: un’impossibilità vera e propria, fondata su una prospettiva opposta alla Norma o Dharma.
Che vi siano delle cerchie di persone dominanti è perfettamente normale e naturale; ci si dovrebbe tuttavia chiedere: “dominanti” sulla base di quali criteri? È qui che cominciano i guai seri, poiché costoro, in concordanza con la temperie dell’Era Oscura in cui viviamo, non eccellono in intelligenza (nel suo significato etimologico), in consapevolezza, in capacità di servire il Bene comune, indirizzando le nazioni all’armonia col vivente e orientandole verso propositi eminenti, bensì in furberia, avidità, frenesia distruttiva, spietatezza, miopia.
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