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AA.VV., Nuova Oggettività, Roma, Heliopolis, 2011, recensione da Spigoli e Culture magazine



*recensione da Spigoli&Culture magazine on line *24 11 2011
Da anni, trasversalmente, in Italia si parla di superamento del manicheismo ideologico, politico e culturale, del novecento: persino il giovane Eco, nei lontani anni 60, con Apocalittici e Integrati tacitamente suggeriva già qualcosa del genere, al di là poi della sua prassi stessa soggettiva. Lo stesso Pasolini resta celebre anche per una difesa delle forze dell’ordine clamorosa e scandalosa in pieno 68..... Più recentemente Massimo Cacciari, con diverse particolari attenzioni a Pound, Gentile e anche a certa pulsione cosiddetta padana e del Nord (ma ricordava anche semplicemente il miglior Gramsci, quando raccomandava al Partito di ascoltare sempre le parole nuove e i bisogni del popolo, al di là dei "dogmi" anche intellettuali): con esiti anche soggettivi d’isolamento ben noti.

Finora, invero, mentre nel resto d’Europa e d’Occidente, gli elettori in fondo alternano a seconda dei programmi e delle fasi contingenti storiche, destra o sinistra, oppure gli stessi liberi pensatori cosiddetti interagiscono eccome oltre eventuali opzioni trasparenti soggettive, in Italia siamo ancora a livello di narrazioni e chiacchiere, soprattutto.

Per certuni Topolino resta ancora di destra e i Bassotti sono precursori dei Centri Sociali....

Va da sé, Internet, effetto web, ha un poco relativizzato e disinnescato tale andazzo italiano, lasciando intravedere finalmente, a livello metapolitico e culturale, certa autonomia dall’ideologia, certe interfaccia: non a caso anche la crisi della politica in Italia e la diffusione di certa antipolitica e antipartitocrazia sono segnali non negativi in tal senso.

Ma ancora siamo alla fase nascente.

Recentemente, due nuovi segni forse indicano nuove rotte destinate prima o poi a mutare certo stile o non stile ancora poco aperto e al passo con la complessità del computermondo attuale, anche in Italia, che domanda appunto opere e neuroni aperte per qualche decifrazione decente della mappa globale culturale e finanche della conoscenza in sé.

Entrambe, attraversano criticamente il postmoderno, non per esorcizzarlo, ma superarlo: da un bordo, quello cosiddetto progressista è in atto un dibattito lanciato dagli stessi. Ferraris, Eco e altri area Alfabeta e affini. Gli stessi Vattimo e ...l’artista postmodern simbolo italiano Maurizio Cattelan, dialetticamente e polemicamente intervenuti.

Già annunciato un grande evento in merito a Bonn per i prossimi mesi, quindi di valenza europea significativa.

Da un altra angolazione, con una intenzionale più accentuata trasversalità, tra certa matrice dell’area romana soprattutto prossima sia a certa “Nouvelle Droite” del secondo novecento, da A. de Benoist a G. Faye sia a certo postmoderno filosofico neonietzchiano, destrutturalista (Baudrillard, Delouze) o persino quasi neopagano (lo stesso Hillman per certa mitopsicologia e ritorno del fare anima…) e, nella medesima progettualità, input autori di provenienza libertaria e tecnoanarchica, futuristica, radicale.

Ci riferiamo nello specifico al libro Manifesto Nuova Oggettività... (Heliopolis, 2011), appena edito, a cura di nomi noti (area “La Sapienza” della capitale eccetera) quali Giovanni Sessa, Gianfranco Lami, gli stessi Sandro Giovannini, scrittore d’avanguardia e curatore della rivista Letteratura-Tradizione (ma non c’è nel contesto alcun... ossimoro!) Stefano Vaj, addirittura filosofo postumanista e futuribile e Claudio Bonvecchio. Libro Manifesto in prima presentazione a Roma, il 21 12 2011 presso Accademia della Romania.

Volume che include, operazione inedita quasi per eclettismo e ampiezza, oltre 90 autori, filosofi, sociologi, scrittori (e oltre un centinaio di aderenti-): tutti contributi mirati in sottomenu specifici, geofilosofia, comunicazione, estetica, metapolitica eccetera, con un sistema operativo deliberato, oltre il postmoderno, per una Nuova Oggettività appunto, alternativa-pur ovviamente- dialettica- al New Realismo stesso nascente, quest’ultimo pare prossimo a certa eco-estetica o vettore (come dice la parola) realismo nuovo alla luce e anche come antivirus… della mutazione informatica e virtuale contemporanea. Nuova Oggettività (il logo stesso evocante in senso quasi trasmutato peraltro certa Europa geoculturale e mitico/scientifica in certo senso di certa stagione del Novecento) invece si propone come antagonismo ciber/controculturale basato più su certa tradizione ideale e postromantica, archetipicale, quasi neopresocratica, Estetica.. proiettata dinamicamente e prometeicamente nelle nuove utopie o atopie futuribili frutto della stessa tecnoscienza contemporanea.

Certo Evola miconosciuto, è sullo sfondo, anche quello dadaista, come - non un mero witz - certo futurismo, ma pure tutta quella strana schiera di eretici culturali del Novecento, culturalmente e politicamente scorretti, quali gli stessi Jung, Heidegger, Marinetti, Cioran, Colli, Caraco, fino figure meno celebri quali Emo (Giovannini)... e così via. E... Zarathustra come software che gira e danza... ("Nel Duemila sarò compreso"...).

Nel neomovimento si punta a una quasi tecnosintesi dei diversi linguaggi estremi del Novecento, pur con -come detto- gestalt sfondi anche delle radici greco-romane dell’Europa, tra futuro anteriore e futuro postumano, tra Tradizione e Futurismo in senso socioculturale. Non a caso nel volume sono coinvolti anche i promotori del nuovo futurismo contemporaneo, i vari Graziano Cecchini, Riccardo Campa, Antonio Saccoccio e chi scrive, Roberto Guerra, con specifici contributi.

Impossibile recensire ad personam un volume così ricco di suggestioni, vera e propria opera aperta, persino programmaticamente contraddittoria... Se non risottolineare soprattutto il leitmotiv squisitamente europeo neopagano e estetico metapolitico quasi dei curatori, Giovannini anche con un inserto In/Folio cosiddetto, esperimento molto ammaliante di poetica visiva. A memoria e pur puro indizio intrigante, a parte l’altro bonus di musica urfuturista e contemporanea del Maestro Mariani, da sottolineare l’analisi postmoderna molto persuasiva di Miro Renzaglia, animatore anche del Fondo Magazine on line. E quella estetica dello scrittore e performer Vitaldo Conte, un postmoderno al quadrato, estremo critico e smodato. Per la cronaca, il libro manifesto registra anche contributi di altri scrittori ferraresi, in particolare Giovanni Tuzet (Docente alla Bocconi di Milano e redattore della rivista bolognese Argo) con una istigazione letteraria di cifra postavanguardistica, sulla scia aggiornata delle neovanguardie letterarie: oltre agli stessi Riccardo Roversi, Zairo Ferrante, Gaia Conventi, Maurizio Ganzaroli e Sylvia Forty, tra interventi letterari esplorativi o produttivi o disincantati contemporanei.

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