***un capitolo e una intervista a Sandro Giovannini - dedicati al progetto Nuova Oggettività nel nuovo libro di Guerra, per la prestigiosa Armando di Roma
Roberto Guerra Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti: arte-società tecnologia- (Armando editore, 2011).Nello specifico, da segnalare, anche - significativo- un capitolo e una intervista dedicati dall'autore al progetto Nuova Oggettività, concretizzato con il volume omonimo «Libro Manifesto «Per una Nuova Oggettività. Partecipazione, Popolo, Destino» (Heliopolis 2011), a cura di Sandro Giovannini, Giovanni Sessa, Stefano Vaj, Gianfranco Lami e Claudio Bonvecchio. Menu... nel volume evidenziato come nascente, in Italia, nuovo antagonismo futuristico sociale, a livello culturale e metapolitico, di matrice neoideale postumanistico, salutare per nuove visioni globali al di là del novecento ideolgico- e di forte valenza estetica.
Nel capitolo Urfuturisti, Guerra colloca il progetto Nuova Oggettività nel divenire storico e quasi cronaca della fine (almeno potenziale) in Italia del discorso ideologico di matrice gramsciana e quell'area dominante in Italia, nel bene e nel male, in tutto il secondo novecento. Filtro ideologico e culturale che ha anche sottovalutato (se non esorcizzato) il futurismo stesso, finalmente revisonato criticamente da storici quali in Italia Renzo De Felice e Emidio Gentile (oltre all'azione più settoriale e visibile di critici e storici dell'arte -trasversali- quali Luigi Tallarico, Claudia Salaris, Francesco Grisi, gli stessi più «recenti» neofuturisti Enzo Benedetto, Riccardo Campa, Stefano Vaj, Giovanni Tuzet, Antnio Saccoccio, Vitaldo Conte, Guerra stesso, oltre ad un «insospettabile» quale Franco Berardi- detto Bifo.
Nell'intervista a Sandro Giovannini, il focus è più mirato sia sullo sfondo metapolitico e metaculturale del progetto Nuova Oggettività, sia sulla logica del senso di tale operazione culturale nel divenire presentista e futuribile.
Di seguito- dal volume - i due contributi:
Urfuturisti:
La guerra fredda è finita a livello macropolitico, ma per il futurismo, nella cultura italiana ancora no. Da Argan a certe periferie presunte città d'arte, l'esorcismo sulla ben nota equazione futurismo=fascismo, continua eccome. Nonostante anche il centenario: nonostante revisioni critiche di autorevoli storici o ricercatori provenienti dal fronte progressista, da Claudia Salaris a Alberto Bertoni a Fausto Curi, dagli stessi Campa e Guerra (oltre a Vaj), persino da Franco Berardi Bifo e lo storico Gentile (quello contemporaneo). Nonostante proprio quest'ultimo, rilanciando anche figure quali Nolte e De Felice, abbia dimostrato certo fascismo culturale non soltanto – come secondo certa vulgata antifascista – mera ideologia antidemocratica, ma modernismo incompiuto italiano.
In tal senso, certa interfaccia futurismo storico e fascismo, alla luce di certa nuova evidenziata complessità del fenomeno, al contrario assume oggi, in una scientifica danza critica non ad una dimensione, ma plurale, persino valore propulsivo.
In tale bordo, genericamente cosiddetto urfuturista, si segnalano alcuni link contemporanei, pur di diversa persuasione culturale, soprattutto dell'area romana della capitale: dal noto giornalista e scrittore Adriano Scianca (anche in AA.VV. Divenire 3 Futurismo) , agli stessi Vitaldo Conte, E. Sylos Labini, curatori di diverse iniziative dedicate al futurismo, lo stesso Mario Bernardi Guardi.
Conte in particolare con un pertubante «Pulsional Gender Art".
Di rilievo, almeno storico, alcuni pur controversi (ma non censurabili) manifesti recenti . Turbodinamismo ed EstremoCentroAlto di “Casa Pound”, rilanciati anche dai Media (“Il Giornale”...), salto interessante, al di là del novecento, della destra e della sinistra, verso orizzonti pluridimensionali”. Non ultimo, anzi, proprio in tale nuova parola anti-ideologica della storia, le rotte più colte e sperimentali, il “Fondo Magazine”, tra più attive (ma ancora ambigua) riviste on line italiane, a cura di Miro Renzaglia (tra i collaboratori, un certo Antonio Pennacchi). Infine, da segnalare anche l'artista Filippo Rossi, promotore purtroppo anche del giornale on line (mediocre e fuoviante) “Il Futurista” e il futurismo arabeggiante di Leonardo Clerici, nipote di Marinetti, controversi (per motivi diversi) ma storicamente, soprattutto il secondo, non esorcizzabili.
Un volo neoumanistico e neoideale, aperto alla complessità stessa e multicolore del computermondo.
Soprattutto il libro manifesto Nuova Oggettività (2011), a cura di Sandro Giovannini, Giovanni Sessa e altri.
(dall'appendice: Verso l'Uomo 2.0, interviste dell'autore...)
SANDRO GIOVANNINI: il Sole doppio dell' avvenire
*Scrittore, poeta totale (concreto, visivo), curatore di riviste letterarie (“Letteratura e Tradizione”, Heliopolis) e del progetto Libro Manifesto “Nuova Oggettvità”, 2011: tra le sue pubblicazioni, “L’armonioso fine”, critica letteraria e di costume, 2005, “Poesie complete” (1960-2006,) 2007.
D - Giovannini: futuro e tradizione, binomio impossibile?
R - Fin da ragazzo, quando lessi De Santillana, od i Presocratici, o mi trovai a confronto con i problemi della paleolinguistica, mi resi conto che il racconto sul passato presentava troppe semplificazioni, lacune od insondabili voragini, rispetto a concetti fondamentali come quelli della complessità originaria. E, di fronte, anche gli studi della fisica del novecento sono andati nella direzione di confermare questa mia disposizione concettuale, per cui oggi sono sempre più convinto che futuro e passato, nella dialettica continua di innovazione e tradizione, vivono inestricabilmente e produttivamente insD ediati nel presente.
D - Filosofia o Sofia o Antifilosofia nei tempi postumani.
R - Tra i miei maestri c’è stato anche un vero umanista come Vittorio Vettori. Pur nella diversità insopprimibile delle qualificazioni personali, penso che tempi autenticamente post-umani, al di là delle facili periodizzazioni ad uso funzionale, non vi saranno mai, perché l’uomo è sempre diverso e sempre uguale a se medesimo. Tutto è equilibrio di conoscenza strumentale-concettuale e di autoformazione dello spirito, ove persino l’antagonismo vero, quello che produce il nuovo reale, deve avere rispetto di tutte le poste in gioco. Postura spirituale, conoscenza strumentale, coraggio civile. Due filosofi (tra i tanti) per i tempi ultimi: Emo, Noica...
D - Tempi postdemocratici inevitabili nella crisi globale contemporanea?
R - Siamo indiscutibilmente di fronte ad una svolta epocale. I tempi e le modalità non ci possono essere chiaramente svelati, perché comunque le dinamiche sono estremamente complesse, ma è chiaro che le favolette declamatorie – di tutti i tipi – sono alla fine. Resta l’immane carico della pesanteur che agirà sempre, comunque e dovunque, ma le menti più autenticamente illuminate cercano disperatamente di sottrarsi a questa condanna perenne creando nuove ipotesi di lavoro basate sul rispetto delle esperienze storiche (molte se non tutte) e desiderio dell’innovazione creatrice. Un segnacolo fondamentale comunque è uscire dal discorso corretto, non per voraginose velleità, ma per sfuggire alla distruzione della ragione. Libertà autoresponsabile e non eterodiretta.
D - L'intellighenzia italiana, attardata e ancora ideologica?
R - Possiamo constatare che agli alti livelli ormai vi è una koinè ben più consapevolmente unitaria di quanto spesso si reputi o si voglia far apparire. Ma spesso manca il coraggio ed impera ancora la paura di perdere i privilegi acquisiti. A livello invece della cultura giornalistica o medio bassa, ovvero del 90% di quella visibile e veicolata dai principali media, si affermano ancora rozzamente stilemi reciproci d’esclusione violenta e di categorizzazioni pervicacemente sedimentate sul potere massivo, incapaci però ormai di dare profonda contezza di sé... ma i tempi cambiano anche se tutto dipende, come sempre, dalla nostra disposizione autenticamente attivista ed efficacemente performativa. Comunque l’idea, rara, va salvaguardata, mentre la strutturazione dialettica per il potere segue (ha seguito sempre) ben altre logiche. L'idea nobile e rara, per esempio, è alla base del mio (e di altri 90 autori italiani) libro-manifesto Nuova Oggettività.
Infine, il libro-manifesto è segnalato anche nella bibliografia del volume di Guerra; si veda anche la stessa recensione del 7 marzo scorso dal quotidiano Rinascita (con puntuale citazione sul libro manifesto stesso).
*vedi anche Recensione Dinanimista webzine