Salemi: il PDM si scusi

Operazione «Salus iniqua». 

Il Vice Sindaco Favuzza:

«Pretendo pubbliche scuse

dal consigliere del Pd Venuti»

Il consigliere nella seduta del 23 maggio ha fatto

delle insinuazioni sulle telefonate con  Giammarinaro

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SALEMI – Il Vice Sindaco Antonella Favuzza risponde al consigliere comunale del Partito Democratico Domenico Venuti che, nella seduta consiliare di lunedì 23 maggio ha utilizzato alcuni passaggi contenuti nel rapporto di Polizia dell’inchiesta «Salus iniqua» per trarne deduzioni personali completamente avulse dalla realtà dei fatti:

 

«Ho scoperto le innate doti inquisitorie dell’imberbe Venuti che, ignaro da dove viene e dove è andato, pretende di fare la morale senza mai aver pensato se egli è nelle condizioni di farla.

 

Io non sono e non sono mai stata beneficiaria di qualsivoglia prebenda legata al mondo della politica, come spesso avviene, per esempio, nel campo della formazione professionale, dal quale Venuti (certamente per i grandi meriti acquisiti e per la professionalità che tutti gli riconosciamo) trae di che vivere senza dover dire grazie a questo o a quel parlamentare che dal settore della formazione ottiene legittimi consensi.

 

E sarà per questo che vede in me un modello di autodeterminazione che non è il suo, e che dunque avversa, anche con l’arma dell’’insinuazione quando allude, per esempio, alle mie telefonate con l’ex deputato regionale Pino Giammarinaro (con il quale lui, forse incidentalmente, avrà pure colloquiato qualche volta), che sono limpidisime e inequivocabili, e che solo ricostruzioni di parte, equivoche o strumentali possono trasformare in altro.

 

Sono pertanto sorpresa dalle infami accuse che mi sono state mosse. E se ho profferito, in un momento di istintiva rabbia, una parola esagerata e infondata nel rispondergli, voglio chiarire, molto lealmente, che la mia allusione era al grande Piero Manzoni e alla sua celebre «Merda d’artista».

 

 Conosco i miltanti del partito democratico di Salemi, gente per bene, laboriosa, leale, ma soprattutto rispettosa degli altri. E mai, dico mai, ho subìto la violenza verbale che Venuti mi ha riservato.

 

L’imberbe consigliere non è un Pubblico Ministero, non è un giudice e nemmeno un investigatore; lo invito pertanto a scusarsi pubblicamente – come io ho fatto con lui in consiglio comunale e faccio nuovamente adesso – e ad avere nei miei confronti quel rispetto che pretende la mia storia umana e professionale.

 

 Mi auguro infine che lui, comunque, prima di fare il moralista con me o con chiunque altro, guardi nel suo ambito familiare per verificare sei i trascorsi di suoi congiunti indiretti, dai quali non mi pare si sia dissociato, lo possono mettere in grado di  dare lezioni»

 

 

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