"PASSERO SOLITARIO" : NON E' PIU' POESIA di Zairo Ferrante

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“PASSERO SOLITARIO” : NON è Più POESIA. 

Quando mi è  stato chiesto di gestire una rubrica di poesia su Asinorosso, sono stato davvero felice, poi è subentrata una signora di nome paura. Ed ecco che mi sono, per un attimo, fermato e mi sono detto: “cosa fai Zairo? E' un impegno. Tu non hai tempo”. Ma passati circa dieci minuti, è arrivata l'illuminazione! Si è insinuato nella mia testa il titolo della rubrica “ è PoesiAnimA ”, dopo una cosa del genere non potevo non accettare.

Ed eccomi qui a percorrere, come soldini quasi in solitaria, quest'ardua traversata, che ha lo scopo di far capire ai lettori appassionati e non, che la poesia può davvero essere tutto in quanto, come sostenevo in un articolo presente sempre su questo blog, la Poesia è Anima e se l'anima è tutto allora anche Lei lo è. Detto questo non mi soffermo oltre sulla presentazione e vado al dunque. Di certo tutti voi conoscerete una celebre poesia di Leopardi, dal titolo “passero solitario” iniziava così: [D'in su la vetta della torre antica,/ passero solitario, alla campagna/ cantando vai finchè non more il giorno;/ ed erra l'armonia per questa valle./ Primavera d'intorno/ brilla nell'aria, e per li campi esulta,/ sì ch'a mirarla intenerisce il core./ Odi greggi belar, muggire armenti;/ gli altri augelli, contenti, a gara insieme/ per lo libero ciel fan mille giri,/ pur festeggiando il lor tempo migliore:/ tu pensoso in disparte il tutto miri;...]. Se la si legge tutta, si nota che il filo conduttore dell'opera è il paragone, che il Poeta fa di se stesso, con questo piccolo uccellino, che  ha come prerogativa quella, appunto, di starsene li a cantare in solitudine. Bene fino a poche mattine fa, pur essendo stato sempre emozionato dalla splendida descrizione che il Poeta fa della campagna primaverile  e fortemente  incuriosito dalla figura di questo passero solitario, non ne avevo mai visto uno. Ma ecco che mentre bevevo il mio dolce caffè in terrazzo, si posa sulla ringhiera un comune passero, che io guardo e cerco di accarezzare. Lui vola via.

La sera casualmente, guardando uno dei quei programmi demenziali che danno in tv, tipo quark (ovviamente nulla a che vedere con il grande fratello o lo show dei record), apprendo che questo, il comune passero, è a rischio d'estizione . Credetemi in quel preciso momento, ero felicissimo, nella mia testa ho ringraziato tutti coloro che avevano lavorato tanto per  rendere possibile tutto ciò, ho ringraziato l'ecomafia e gli imprenditori senza scrupoli che interrano rifiuti radioattivi e tossici nei parchi naturali, ho ringraziato un gommista che conosco che  per smaltire i suoi pneumatici usurati appicca dei grandi incendi che sprigionano fumi neri e tossici, ho ringraziato le varie amministrazioni che negli anni hanno dato il via libera alla costruzione di veri e propri eco-mostri eliminando alberi e verde;  ho ringraziato coloro che soffrono il freddo e puntano, in  settembre, il timer dei caloriferi a 33°C, mi sono stimato per essere un emerito idiota  e non saper fare una buona raccolta differenziata. Insomma ho ringraziato proprio tutti perché, finalmente e solo grazie a loro, avevo finalmente visto quello che tra qualche anno, per i miei figli,  sarà il “passero solitario”. Figura così cara alla mia infanzia e credo a tutta la poesia.

Ecco, che mentre ero preso dalla foga dei ringraziamenti ho avuto un'idea davvero brillante, perché non ci impegniamo a donare all'umanità la materializzazione del panismo D'Annunziano? Come ne “La pioggia nel pineto” dove l'autore descrive una splendida passeggiata con la sua amata Ermione che viene interrotta dalla pioggia, che inizia  a  ricoprire i loro corpi, che man mano si fondono con la natura e divengono  “silvani” (silva=bosco) e “virenti” (verdeggianti) [Piove su le tamerici/ salmastre ed arse,/ piove su i pini/ scagliosi ed irti,/ piove su i mirti/ divini,/ su le ginestre fulgenti/ di fiori accolti,/...piove su i nostri volti/ silvani,/... Piove su le tue ciglia nere/ sì che par tu pianga/ ma di piacere;/ non bianca/ ma quasi fatta virente,/ par da scorza tu esca... ]

Vi starete chiedendo come?

Ma semplice, inviamo nello spazio degli shuttle pieni di scorie acide e radioattive, così  quando  ricadrà di nuovo la pioggia, ovviamente, acida e ci bagnerà, noi forse diventeremo sul serio “silvani e virenti”  riuscendo così a comprendere e parafrasare questa splendida poesia. 

Zairo Ferrante

http://zairoferranteautore.myblog.it/
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VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=PAcJo4p2VYo