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L'ARTE DELLA LUCE

PIANETA TERRA.jpgL’ARTE DELLA LUCE

La luce, come ci insegna Caravaggio, ha sempre qualcosa di sacro e di misterioso. E’uno spettacolo fantastico quello del fascio di luce, che si allarga pian piano, fino ad esprimersi in volute impalpabili, quasi sfuggenti. Ecco, dunque, questa teoria di pulviscolo brillante, che si confonde nel buio fino a manifestarsi con dimensioni coniche nell’ombra. In questo tentativo di cogliere la luce nel suo immergersi e disperdersi nel buio, Anthony McCall definisce e descrive il potere unico ed assoluto di essa. Un elemento plastico, pluridimensionale, che seduce e rimette in gioco le regole visive e creative. La scorsa primavera all’Hangar della Bicocca a Milano, McCall ha conquistato la scena. Alle illusorie opere plastiche dell’artista inglese, diventato americano, si è concessa un’occasione senza pari. Le precedenti mostre sono impallidite rispetto all’evento meneghino.  Una scansione di luce nel tempo, alla ricerca meticolosa del chiaroscuro, volta a smaterializzare la materia, fino a farla sparire nel nulla. Un gioco di misure e di altezze che si auto-annulla e annulla l’altro da se. Questo è stato il messaggio dell’evento. Un’eredità del passato cinematografico di quest’artista singolare, della sua esperienza di grafico, ora riscoperti dalla critica, dopo il successo delle “Serpentine di Londra”. McCall non abbandona la realtà, non cede mai al virtuale. Ogni segmento della sua rappresentazione è solido, corporeo, se pur orientato verso piramidi di nebbia. In tale quadro l’autore apre il suo dialogo con il pubblico, facendo piovere su esso piogge di luce.

Casalino Pierluigi, 28.08.2009

Video http://www.youtube.com/watch?v=cWq9rV--ToA

 

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