L’Immaginazione è alla radice della conoscenza. La scoperta non è di oggi, ma risale all’alba dell’uomo. Chi pensa immagina e conosce. Chi pensa, dunque? Prima ancora che la filosofia apprendesse le ragioni dell’Io, cioè che l’Io è il soggetto di ogni pensiero, Averroè (l’Ibn Rushd degli Arabi), pensatore arabo andaluso del XII secolo, aveva risolto, a suo modo, questo enigma antico ed affascinante. Una soluzione che fa testo. Non vi sono, secondo il filosofo, tante menti quanti sono le singole persone umane, ma una sola e unica mente per tutti gli uomini che sono vissuti, che vivono e che vivranno. Ogni uomo, quindi, si congiunge con questa mente, la cui natura è in potenza, attraverso i propri fantasmi, ciò che riesce ad immaginare. E a conoscere. Questa mente non è che il luogo principe in cui tutte le immaginazioni umane diventano finalmente trasparenti, comprensibili, attingibili. L’averroismo che non ha mai smesso di esercitare il suo straordinario fascino, da S.Tommaso d’Aquino a Dante, a numerosi altri tra storici e filosofi, ma anche di suscitare condanne aspre, forse le più violente dell’interminabile vicenda del pensiero umano, assume un rilievo senza pari. Averroè ha elaborato la prima grande filosofia dell’immaginazione che la modernità abbia prodotto. Una finestra aperta sulla reale conoscenza.
Casalino Pierluigi, 14.04.