Su Montesquieu, lo abbiamo già spesso, si fondano, almeno formalmente, le nostre costituzioni. Per molti studiosi di oggi Montesquieu non figura, tuttavia, tra i punti riferimento più citati. Ciò nonostante viene da pensare che nelle pagine di Montesquieu molti di essi potrebbero trovare più di un suggerimento. Nelle ricostruzioni storiografiche tradizionali Montesquieu è il pensatore dei liberali, mentre la tradizione socialista ha da sempre preferito guardare a Rousseau e alla sua teoria un po' romantica della volontà popolare (leggi su Asino Rosso il mio LA QUADRATURA DEL CERCHIO che appunto interpreta il pensiero politico del grande ginevrino. Ai giorni nostri siamo finalmente in grado di vedere come Montesquieu sia stato invece probabilmente il più conseguente continuatore (per quanto in chiave moderata) del grande progetto di repubblica radicale di Niccolo' Machiavelli. Le parole d'ordine di Montesquieu sono le stesse di Machiavelli: rifiuto di qualsiasi potere sprovvisto di vincoli (per Machiavelli l'eccezione necessaria è il legislatore al momento della fondazione o rifondazione dello Stato); accorto bilanciamento dei poteri attraverso la costituzione mista già teorizzata, tra gli antichi, da Polibio e soprattutto da Dionigi da Alicarnasso; valutazione positiva dei conflitti intestini regolati (un'altra idea di Dionigi lasciata da Machiavelli in eredità al pensiero politico moderno). Il risultato di questo seminale fraintendimento di Montesquieu ha comportato il fatto che, quando la sinistra non si è accontentata di facili slogan anarcoidi per affrontare la questione dello Stato, limitandosi ad annunciare il suo imminente superamento per poi - già con Lenin - promuovere, invece, l'espansione illiberale ed illimitata del potere dello Stato stesso. In Montesquieu si può incontrare, dunque, la nuova ragione del mondo contemporaneo.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi