LA CONFERENZA DI PACE DI SANREMO DEL 1920. NUOVE RIFLESSIONI SU UN RECENTE, IMPORTANTE INTERVENTO DEL PROFESSOR GANDOLFO SU SANREMONEWS




Un'Italia, scesa in guerra nel 1915 con molte promesse da parte degli Alleati, non solo a riguardo delle sue rivendicazioni nazionali, ma anche circa la futura partecipazione ai risultati della vittoria sul piano della spartizione delle influenze nel mondo, organizzava ed ospitava a Sanremo, nella primavera del 1920, la conferenza di pace dedicata ad una prima sistemazione dei territori ex ottomani. Il venir meno di quelle promesse (da non dimenticare, in proposito, il ruolo preparatorio svolto dal sottoprefetto di Sanremo, Bodo, incaricato di intrattenere i rapporti con il governo di Parigi, tramite il prefetto di Nizza, in vista di un successivo ritocco dei confini italo-francesi a maggior vantaggio italiano in caso di alleanza con l'Intesa: trattativa quella di alto profilo che ho a suo tempo ricordato proprio su Sanremonews) e soprattutto la constatazione che il Bel Paese fosse considerato un intruso al tavolo delle potenze vincitrici: atteggiamento che ebbe una clamorosa conferma con gli accordi segreti raggiunti alla nazione ospitante l'incontro diplomatico sanremese, volti alla divisione cioè, delle aree di influenza in Medio Oriente, con l'esclusione piuttosto scorretta e frettolosa (e senza rispetto per le risorse ed il sangue profuso dall'Italia, oltre che per le ambizioni di una potenza altrettanto vincitrice). L'inettitudine della classe dirigente italiana (che poco dopo finì per aprire consapevolmente le porte alla dittatura fascista), già messa negativamente alla prova in occasione della disfatta e ritirata rovinosa di Caporetto, si rivelava, dunque, in tutta la sua evidenza proprio durante l'appuntamento di Sanremo. Molto bene ha fatto, perciò, il Professor Gandolfo a rievocare quella pagina di Storia. Una pagina che mostra le sue luci e le sue ombre. In effetti, lo stesso Professor Gandolfo non ha mancato di lasciar comprendere dietro le righe del suo articolo gli effetti disastrosi che quell'insufficienza diplomatica comportarono per l'onore dell'Italia. Nel ribadire, anche in questa sede, il mio più vivo apprezzamento allo storico matuziano, che ho provveduto ad estendergli anche per le vie brevi, sono convinto che lo stesso studioso approfondirà in maniera adeguata, com'è suo costume, quell'evento lontano, che andò ad appesantire ulteriormente la sensazione di una vittoria mutilata ("mutila"). Del resto, le invettive di Gabriele D'Annunzio, contro coloro che il Vate chiamò i "biscazzieri" di Sanremo relativamente alla spinosa questione di Fiume, ne furono un riprova assai chiara. Nel suo intento ricostruttivo della ritrovata vicenda, il Professor Gandolfo merita sicuramente il rinnovato plauso degli studiosi e dei lettori di storia, oltre che di quanti ritengono veramente che Sanremo, per tale motivo, abbia ancora un conto aperto con la Storia. Circostanza che il Professor Gandolfo non mancherà di sottolineare in una sua prossima ed attesa nota.
Casalino Pierluigi