CONSIDERAZIONI SUL TEMPO

Lo scrittore russo Ivan Turgenev nel suo PADRI E FIGLI, pubblicato nel 1862, definì il tempo, evocandone in modo forte la qualità soggettiva, quasi riscrivendo il pensiero di San'Agostino del tempo, misura dell'anima. "Il tempo talvolta vola come una freccia, talaltra striscia come un verme", scrive dunque Turgenev, confermando che non è il tempo che passa, ma siamo noi che cambiamo, ci trasformiamo e finiamo. Non a caso Antonio Gramsci ha aggiunto il suo contributo alla definizione del tempo, affermando che esso è un "semplice pseudonimo della vita". La qualità soggettiva del tempo, peraltro, non deve farci dimenticare l'altra qualità di questa dimensione, quella oggettiva, scandita dagli orologi e una volta dalle clessidre e prima ancora dalle meridiane: ricordo molte frasi lette su queste ultime dal valore esemplare nella loro forma lapidaria come "vulnerant omnes, ultima necat" (ogni ora che passa ci ferisce, l'ultima ci uccide) oppure tra la memoria di Esiodo e l'etica testamentaria come "ogni ora che passa segna il valore dell'opera dell'uomo onesto". Le ore, comunque, scivolano in modo diverso rispetto allo scivolare dei granelli in una clessidra e analogamente al battito omogeneo della lancetta dei secondi e dei minuti. Ci sono, infatti, ore che volano come una freccia e altre, il cui percorso sembra infinito come, per dirla con Turgenev, come lo strisciare lento di un verme nel terriccio. Talvolta, invece, per citare l'elisabettiano Christopher Marlow (nel suo LA TRAGICA SORIA DEL DOTTOR FAUST), "Rallentate, rallentate, cavalli nella notte", pronunciato con l'ansia di fermare il tempo per non precipitare all'Inferno che il dottor Faust esclama mentre la resa dei conti è vicina, dopo aver venduto la sua anima a Mefistofele. Il tempo, quindi, in un modo o nell'altro, è la sostanza della nostra vita, noi ne siamo gli interpreti, gli autori, gli autori della Storia, unica vera conoscenza, per recuperare la straordinaria lezione di Giambattista Vico. Le immagini sono forse barocche, ma aveva certamente ragione Borges quando in ALTRE INQUISIZIONI (1962) scriveva:"Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma .io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco.
Casalino Pierluigi