IL RACCONTO DELLA DEMOCRAZIA

 
Nel 1835 a Parigi venne pubblicato il primo volume della Democrazia in America di Alexis de Tocqueville. L'opera incontrò subito un grande successo. La fortuna di quel libro si spinse oltre la cultura francese e, a giusta ragione, si può dire che nessun altro testo del passato abbia raccontato meglio l'avvenire della democrazia. Lo stesso Camillo di Cavour disse in proposito che si trattava dell'opera più notevole e di più alta portata dei tempi moderni: nessun altro libro gettò infatti più luce sulle questioni politiche future. La democrazia americana era già all'epoca di Tocqueville dotata di fondamentali irreversibili. Essa suscitava nell'animo dell'Autore un enorme interesse per l'ampiezza delle sue speranze e per le grandi prospettive generatrici dell'idea di partecipazione alla vita pubblica e del progresso civile. Il pensatore francese rimase affascinato dalle istituzioni transatlantiche e sognava per il Vecchio Continente un'analoga evoluzione sul piano dell'emancipazione politica. L'intuizione americana del decentramento amministrativo e il superamento degli ostacoli che in Europa ancora frenavano lo sviluppo della libertà dei cittadini, colpirono Tocqueville. L'instaurarsi di un sistema, che, per innata capacità, assicurava un ricambio continuo delle classi dirigenti apriva spazi immensi e impensabili nel tessuto sociale. Il moltiplicarsi delle classi medie agli occhi dello studioso normanno poneva le condizioni per una lettura inedita della democrazia. La visione classica delle tre forme di governo si modificava nell'affermazione del principio di uguaglianza. Aspetto, quest'ultimo, che dava l'impressione di di portare, paradossalmente, ad un appiattimento verso forme di utilitarismo e di ricerca del benessere sconosciute in Europa. Dall'osservazione di questo fenomeno, Tocqueville trasse la convinzione nella democrazia moderna potesse nascondersi il rischio della dittatura della maggioranza. Una sorta di conformismo politico che alla lunga avrebbe potuto inaridire lo spirito stesso della democrazia, sfociando in un sistema totalitario. La sensazione era che, per i suoi innegabili pregi, il regime democratico avesse bisogno di un supplemento d'anima. La questione rappresentò il tormento del pensatore francese. L'acuta riflessione di Tocqueville proprio per tale ragione riveste un carattere di straordinaria attualità. Casalino Pierluigi, 15.11.2014
Nel 1835 a Parigi venne pubblicato il primo volume della Democrazia in America di Alexis de Tocqueville. L'opera incontrò subito un grande successo. La fortuna di quel libro si spinse oltre la cultura francese e, a giusta ragione, si può dire che nessun altro testo del passato abbia raccontato meglio l'avvenire della democrazia. Lo stesso Camillo di Cavour disse in proposito che si trattava dell'opera più notevole e di più alta portata dei tempi moderni: nessun altro libro gettò infatti più luce sulle questioni politiche future. La democrazia americana era già all'epoca di Tocqueville dotata di fondamentali irreversibili. Essa suscitava nell'animo dell'Autore un enorme interesse per l'ampiezza delle sue speranze e per le grandi prospettive generatrici dell'idea di partecipazione alla vita pubblica e del progresso civile. Il pensatore francese rimase affascinato dalle istituzioni transatlantiche e sognava per il Vecchio Continente un'analoga evoluzione  sul piano dell'emancipazione politica. L'intuizione americana del decentramento amministrativo e il superamento degli ostacoli che in Europa ancora frenavano lo sviluppo della libertà dei cittadini, colpirono Tocqueville. L'instaurarsi di un sistema, che, per innata capacità, assicurava un ricambio continuo delle classi dirigenti apriva spazi immensi e impensabili nel tessuto sociale. Il moltiplicarsi delle classi medie agli occhi dello studioso normanno poneva le condizioni per una lettura inedita della democrazia. La visione classica delle tre forme di governo si modificava nell'affermazione del principio di uguaglianza. Aspetto, quest'ultimo, che dava l'impressione di di portare, paradossalmente, ad un appiattimento verso forme di utilitarismo e di ricerca del benessere sconosciute in Europa. Dall'osservazione di questo fenomeno, Tocqueville trasse la convinzione nella democrazia moderna potesse nascondersi il rischio  della dittatura della maggioranza. Una sorta di conformismo politico che alla lunga avrebbe potuto inaridire lo spirito stesso della democrazia, sfociando in un sistema totalitario. La sensazione era che, per i suoi innegabili pregi, il regime democratico avesse bisogno di un supplemento d'anima. La questione rappresentò il tormento del pensatore francese.  L'acuta riflessione di Tocqueville proprio per tale ragione riveste un carattere di straordinaria attualità.
Casalino Pierluigi, 15.11.2014