Passa ai contenuti principali

Per Ferrara e l'Italia KNOWLEDGE CITY

Ferrara Italia by G. Fioravanti

Il fattore Kc

Nell'era postindustriale, la Città della Conoscenza sorge come l'appello a un più profondo, più lucido e più onesto modo di vivere l'esperienza urbana. Il fattore Kc altro non è che la Knowledge City, la Città della Conoscenza.

Indica l'ambizione di migliorare la vita umana e il benessere individuale, l'elemento umano come base imprescindibile di ogni città intelligente.
Conoscere è tensione, è come la corrente elettrica, se manca nulla si illumina, è il blackout della mente, della propria vita, di ogni cittadinanza.
Ecco perché della Città della Conoscenza non si può fare a meno di parlare, relegare il tutto a una formula, o addirittura presumere di realizzarla senza averne compreso il significato.
Conoscenza è il faro che può illuminare il cammino della città postindustriale, postmoderna alla ricerca di una nuova identità.
Oggi la conoscenza è considerata uno dei beni più preziosi per qualunque impresa che richiede d'essere gestito in modo efficiente ed efficace. Conoscenza significa innovazione di prodotti e di servizi, nuove strutture organizzative che favoriscono la condivisione delle competenze proprie del capitale umano, accelerazione e intensificazione della produzione, dell'utilizzo e della diffusione di nuovi saperi e di nuove tecnologie.
La gestione della conoscenza è determinante per gli affari, l'istruzione, la pubblica amministrazione e la sanità. Non a caso le principali organizzazioni internazionali come la Commissione Europea, la Banca Mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite e l'Ocse hanno adottato nei loro indirizzi strategici lo sviluppo e la gestione della conoscenza.
Tutto questo fa da cornice alla realizzazione della città della conoscenza a partire dalla capacità di attrarre, trattenere, integrare talenti e individui creativi. Perché una città della conoscenza compete per la sua vitalità culturale, per le opportunità di lavoro che offre ai lavoratori della conoscenza, per la presenza di strutture locali in grado di attrarli.
Una città della conoscenza è una città che fonda la propria crescita sul sapere, per questo ne favorisce la ricerca, la creazione, la condivisione, la valutazione, il rinnovo e l'aggiornamento continuo.
Il processo di sviluppo di una città della conoscenza non è né breve né semplice. Di conseguenza qualunque sforzo per realizzarla richiede il sostegno attivo di tutta la comunità, dall'amministrazione locale ai cittadini, dal settore privato alle organizzazioni, scuole, università, associazioni, ecc.
L'ambizione di ognuno di noi dovrebbe essere quella di lavorare per collocare la nostra città nel gruppo di testa delle aree urbane della nuova società dell'informazione e della conoscenza del ventunesimo secolo.
Si potrebbe fare puntando, appunto, sul fattore Kc.
A me viene di raccontarlo in questo modo. Che non è utopico, perché già tante città nel mondo, da Cordoba a Rotterdam, da Atlanta a San Paolo, che hanno intrapreso la strada della conoscenza, l'hanno praticato.
Si tratta di indicazioni sulla carta che hanno bisogno di perfezionamenti, di adattamenti o di altro ancora. Nulla che voglia insegnare niente a nessuno, ma solo per dire che, volendo, si potrebbe fare.
Si potrebbe fare che un giorno il Consiglio Comunale iniziasse a dibattere sul come avviare la trasformazione della nostra città, patrimonio culturale dell'umanità, in Knowledge City, in Città della Conoscenza.
Una città che restituisce importanza e centralità ai suoi cittadini e ai saperi, facendo di questi la sua identità, perché risorsa prima della sua crescita e del suo modo di essere. Non più solo città delle biciclette, ma innanzitutto città delle persone, città che radica il suo futuro sul patrimonio umano dei suoi abitanti.
Potrebbe essere che una volta definite le linee strategiche, i punti di arrivo, il Consiglio comunale ravvisasse la necessità di costituire, nelle forme ritenute più opportune, un Consiglio generale e un Comitato esecutivo come responsabili dell'attuazione del programma di trasformazione della città in Città della Conoscenza. Tutte le agenzie vitali della città, economiche, sociali, culturali, scuole e università sarebbero chiamate a farne parte con i loro rappresentanti, tutti impegnati a conseguire questo obiettivo principale.
Il Consiglio comunale, dunque, formalizza il contenuto del piano strategico, definendo indicatori di performance e le istituzioni responsabili dell'attuazione delle azioni prioritarie. Nomina un assessore responsabile del progetto "Città della conoscenza", il suo compito principale è quello di promuoverne lo sviluppo, lavorando orizzontalmente all'interno della amministrazione comunale per renderlo parte coerente e integrante delle politiche degli altri assessorati, cultura, turismo, istruzione, sviluppo urbano, ecc. e mobilitare l'intero sistema degli stakeholder.
Fondamentale è che chi amministra la città sappia stimolare l'iniziativa e la partecipazione dei settori privati, fornendo reti avanzate per la comunicazione, infrastrutture energetiche, sistemi di trasporto e quant'altro.
Se ci sono aziende municipalizzate per i trasporti, l'energia, l'igiene pubblica e altro ancora, sarebbe davvero così eretico incoraggiare lo sviluppo di "un'impresa della conoscenza"? Ben altra cosa dalle "fondazioni" che promuovono il mercato degli eventi culturali. Un'azienda autonoma completamente patrocinata dal Municipio e responsabile per lo sviluppo economico complessivo della città, attuando una serie di progetti legati alla strategia "Città della conoscenza".
La città, nonostante ogni critica e ogni abuso, rimane il motore del progresso e dell'uomo, è questo che rende la città l'invenzione più grande della nostra specie.
Le città non sono solo strutture e memorie, le città sono prima di tutto le persone. La grandezza di una città è sempre venuta dalla sua gente, non dai suoi edifici. È tempo di tornare alla gente ad essere cittadini della propria città e per la propria città. Sempre più compito dell'amministrazione cittadina è quello di occuparsi delle persone che la città abitano, in modo che l'identità della città sia quella dei suoi cittadini.

Post popolari in questo blog

AGAR, ISMAELE E MAOMETTO (E L'ISLAM)

Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...

Maria Marchese,Poesia,inedito,Dans Le Miroir -Francese

 VIDEO M Marchese     https://asinorossoferrara.blogspot.com/2025/01/maria-marchesepoesiaineditodans-le.ht ml   .. 𝐬𝐭𝐚𝐦𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐛𝐢𝐬 𝐢𝐧 𝐩𝐨𝐞𝐬𝐢𝐚! 𝐀𝐛𝐬𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭... 𝐃𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐡𝐞𝐬𝐞 Maria Marchese 𝐥'𝐢𝐧𝐞𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐃𝐨𝐮𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭 𝐝𝐚𝐧𝐬 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐫𝐨𝐢𝐫 𝐒𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐚 𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐩𝐫𝐞𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 Maria Marchese 𝐈𝐬𝐩𝐢𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐆𝐢𝐨𝐜𝐡𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐢𝐛𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐍𝐚𝐫𝐜𝐢𝐬𝐨 𝐘𝐞𝐩𝐞𝐬 𝐉𝐚𝐦𝐚𝐢𝐬 𝐬𝐚𝐧𝐬 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐞́𝐬𝐢𝐞, 𝐥'𝐚𝐦𝐨𝐮𝐫, 𝐥'𝐚𝐫𝐭, 𝐥𝐞 𝐫𝐞̂𝐯𝐞, 𝐥𝐞 𝐛𝐨𝐧𝐡𝐞𝐮𝐫 𝐞𝐭 𝐥'𝐢𝐧𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐝𝐮 𝐩𝐥𝐮𝐬 𝐛𝐞𝐚𝐮 𝐪𝐮𝐞 𝐩𝐫𝐞́𝐯𝐮! Infospaziodedicato zoomonart.blogspot.com    Continua la ricerca anche in lingua francese della Poetessa e  "esperta" in moda Maria Marchese, nota anche per il Libro, Le Scarpette Rosse,  per certa animazione e interviste articoli Video in riviste specializzate, bel mix t...

-Heliopolis-Rivista- Delouze e Gattari...Petrongari

 a cura di Sandro Giovannini.Filosofia Estrema       Presentazione di UMBERTO PETRONGARI Il mio saggio (ancora inedito, e – forse provvisoriamente – intitolato Deleuze-Guattari, Sade-Masoch ), è soprattutto sull’ Anti-Edipo di Deleuze-Guattari , opera tale da contrapporsi alquanto nettamente alle posizioni di Masoch, e, soprattutto, a quelle di Sade: anche, quindi (e in particolare), a quelle che emergono dal suo breve scritto su ciò che deve intendersi per repubblicanesimo (scritto dedicato ad ogni francese dallo spirito illuministico-rivoluzionario, al fine di portarlo a pieno compimento).    Ma per quel che riguarda il masochismo, la sua interpretazione deleuziana, mi deriva dalla lettura di uno scritto (del 1967) che il filosofo francese dedica a Masoch. Ebbene, tale scritto, si occupa abbastanza approfonditamente anche del pensiero sadiano, anche allo scopo di chiarire le differenze tra l’uno e l’altro fenomeno (perlomeno a dire di Deleu...