Lucio Dalla 4 3 2014 da Ferrara Italia

Il primo marzo del 2012 è stato un giorno doloroso per il mondo musicale italiano e per Bologna che ne una delle capitali. Molti chilometri a nord, ben oltre la Milano “gambe aperte che ride e si diverte”, a Montreaux si spegneva Lucio Dalla. Un infarto e Bologna è diventata più “dark”, come la canzone-ode che Lucio aveva dedicato alla sua amata città, “Dark Bologna”. Piazza Grande, il bar Margherita, via d’Azeglio e persino il cielo e i piccioni di Bologna si sono fermate per un attimo insieme a 50mila persone a piangere il compagno di giochi, l’amico di una vita, il cantante e l’uomo. Un anno dopo in Piazza Maggiore sono arrivati gli amici di Dalla, Ron, Samuele Bersani, Fiorella Mannoia, tutti insieme sul palco a dare voce al ricordo dell’amico scomparso. A due anni dalla sua morte Bologna si riaccenderà sotto una luce diversa con la notte bianca di Via d’Azeglio. Una festa per quello che sarebbe stato il settantunesimo di Lucio.


Organizzata dalla neonata associazione “Da quando sei partito” in collaborazione con Ascom, Comune e Teatro del Navile. Stessa data, nuovo luogo, come afferma Mauro Felicori, direttore comunale del settore promozione della città di Bologna: «Abbiamo ancora nella memoria lo straordinario concerto di piazza Maggiore, ma qui siamo ad un registro diverso, un registro familiare. Lo stesso Lucio giocava su questi due registri: un giorno era l’amico, il vicino di casa e il giorno dopo era in televisione». E’ forse per questo motivo che Bologna ha avvertito un dolore e un vuoto incolmabile. Dalla era talmente immerso nella vita quotidiana della sua città che quando è morto il dolore ha letteralmente paralizzato la città. «Bologna ha sempre amato Lucio e Lucio ha sempre amato la città ma come in ogni storia d’amore il valore dell’altro si apprezza di più nella sua assenza» afferma Paolo Piermattei, compositore e autore di Dalla e oggi direttore artistico di “4 marzo sotto casa di Lucio”. «La mia sensazione è che non sia morto davvero, la sua arte da un senso di continuità, io lavoro nel suo studio e lo respiro ancora».

.*Claudia Balbi..........CONT.

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