Il Sole 24Ore L'universo Futurismo in Usa

Andy-Wharol....jpgA differenza di Depero, che vi soggiornò a lungo alla fine degli anni Venti, e di Nanni Leone Castelli che nel 1923 fece uscire a New York il giornale «Futurist Aristocracy» – intuendo che la capitale delle arti si sarebbe presto trasferita da Parigi al di là dell'oceano – Marinetti non fu mai particolarmente attratto dalla metropoli americana, che pure sarebbe dovuta apparirgli incarnazione compiuta degli ideali e dei propositi del movimento: «città che sale» per antonomasia. Al contrario, in un crescendo che raggiunse l'apice tra il secondo dopoguerra e gli anni Cinquanta, dall'America si rivolse uno sguardo attento e interessato al Futurismo, in virtù del quale, complice l'ideologico discredito della critica italiana, alcuni dei massimi capolavori di Boccioni, Carrà, Balla e Severini finirono nelle case e soprattutto nei musei degli Stati Uniti. di Marco Pierini - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/BSGcg