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Paleopolitica: IL PD, IPOCRITA E MINCHIONE by P. Giardini

 

L’ordine di grandezzadella spesa pubblica italiana si aggira sui 150 miliardi di euroall’anno, in aggiunta ad un debito sovrano mostruoso. Nel contestoin cui non si tenta neppure di rimediare al grave dissestoidrogeologico nazionale, si contiene solo formalmente l’inquinamentodi aria acqua e suolo, non si aggredisce l’inquinamento sociale diintere regioni in mano a mafia, camorra, ‘ndrangheta, l’enormitàdella spesa a fronte di risultati irrisori è la prova provata dellamontagna di risorse dilapidate in cambio di nulla.

Data la ridottaproduttività dell’attuale Italia deindustrializzata (fruttodell’assenza di una politica del lavoro), un’eventuale ripresapotrà avvenire solo in tempi lunghi, quindi, per trattenere la corsaverso il precipizio l’unico mezzo rapidamente accessibile è quellodell’immediato drastico risparmio sulla spesa, eliminando ciò cheè superfluo, sciupio, manomorta burocratica, strutture clientelari einefficienti, privilegi di categorie. Altrimenti mancheranno lerisorse per l’Istruzione e la Sanità, irrinunciabili punti fermidi ogni paese civile.

Siamo alle strette di unmomento cruciale, difficilissimo da gestire, e duro da sopportare pergli inevitabili sacrifici che comporta in aggiunta alle generalizzataperdita di prospettive. Il governo Letta s’è incaricato diaffrontare rapidamente compiti immani, ma nella storia patria non cisono precedenti a conforto della probabilità di successo.Ciononostante, il partito di Letta, indifferente alla brutta china,si palesa in congetture predatrici di risorse come ai tempi dellevacche grasse.

La Finocchiaro, primafirmataria di un disegno di legge riguardante l’accesso ai rimborsielettorali ai partiti “per arrivare alla piena attuazionedell’articolo 49 della Costituzione” (mirato all’assenza didemocrazia interna ai partiti e movimenti padrone-dipendenti),mette insieme una scarpa nuova e una ciabatta vecchia. Lascarpa è il “metodo democratico” citato nell’art. 49, laciabatta consiste nei “rimborsi elettorali”. Tutti, non solo ipignoli, possono constatare che oltre a non stare fra le 20 paroledell’art. 49 quella ciabatta non compare mai nella Costituzione. Ènoto anche che quella vecchia ciabatta puzza, essendo la dicitura“rimborsi elettorali” sostitutiva di “finanziamento pubblico”nell’ipocrita aggiramento formale del Parlamento con cui 20 anni fasi fecero beffe del referendum abrogativo (aprile 1993)del finanziamento ai partiti. Nonostante il 90,3% di quell’esitoreferendario non consentisse interpretazioni sulla volontà popolare,quei campioni di etica in Parlamento colsero l’occasione perdecidere pure quanto arraffare più di prima. Per 20 anni hannoarraffato, e oggi, nonostante i chiari di luna, pretendono dicontinuare a farlo, come confermato dalla Finocchiaro col suorabberciato disegno di legge.

Di certo non mancano ifiancheggiatori dei partiti, volonterosi specialisti inconcatenamenti di entimemi da azzeccagarbugli esperti nel quadrare icerchi, pronti a dimostrare per sillogismi che l’art. 49 implica ilmantenere i disgraziati che non sanno fare altro che i politicantiassociati nei partiti. Ma si tratta solo di azzeccagarbugli chefunzionano solo nell’artefatta calma degli ambienti protetti.Durante le tempeste le loro prestazioni non servono a nulla. Ora, chesiamo addentro in una piena e lunga bufera, è sempre più difficiletrovare gente disposta a distrarre risorse dall’esiguo mucchio perdarle ai partiti (associazioni private, non enti di diritto divino)invece che ai disoccupati, pensionati con la minima, alla sanità,alla scuola. Se in questa congiuntura un partito proponesquallidamente di far mancare il pane per garantire la sua pubblicitàelettorale di farsesca efficacia, dimostra di essere un’accozzagliadi minchioni, prima ancora che un club di predatori.

Paolo Giardini


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