Assistiamo ogni giorno a piccoli avanzamenti nelle tecniche per ottenere cellule staminali embrionali. L'esperimento degli scienziati dell'Oregon migliora la metodologia capace di riprogrammare geneticamente le cellule differenziate (della pelle, del sangue, etc). Lo stesso Nobel per la medicina di quest'anno è stato assegnato a Gurdon e Yamanaka proprio per aver sviluppato studi pionieristici a questo riguardo.
Va dunque ribadito che le staminali embrionali sono una necessità dell'impresa scientifica, non una alternativa alle cellule staminali somatiche (chiamate «adulte») che impieghiamo oggigiorno per le terapie cellulari di diversi tipi di leucemie, per le grandi ustioni, per la cornea, e nel prossimo futuro per il diabete di tipo I, il Parkinson e l'infarto del miocardio.
La priorità sull'impiego delle staminali embrionali oggi non è per terapie (va detto per non creare falsi ottimismi). Le staminali embrionali sono una necessità per saggiare le attività farmacologiche di nuove molecole, per le prove di tossicità, per «portare» in provetta e studiare diverse patologie (risparmiando prezioso tempo e la vita degli animali), ma soprattutto sono una necessità per capire su quali meccanismi molecolari si basa la riprogrammazione genetica delle cellule differenziate: i tumori sono lì a dimostrare che in natura, «in vivo», le cellule differenziate sono in grado di compiere tragicamente molto bene questo processo.
Le tecniche per ottenere staminali embrionali comportano un confronto con il mondo cattolico sulla natura di queste entità cellulari, ritenute erroneamente degli embrioni. Ma va detto che le staminali embrionali non sono l'equivalente degli embrioni; queste entità non si trasformeranno mai in embrioni poiché l'ambiente dei terreni di coltura nel quale vengono ottenuti non permette questo tipo di sviluppo.
È un dato empirico che può aiutare la riflessione del mondo cattolico al quale viene chiesto di riposizionare i propri legittimi convincimenti nelle nuove acquisizioni concettuali sul vivente. E così anche gli embrioni crioconservati, altra sorgente di staminali embrionali ma destinati in Italia, Austria, Germania e Irlanda alla morte, chiedono a tutti noi un dovuto rispetto al di là di quello che legittimamente ciascuno di noi possa ritenere essi siano: chiedono di partecipare alla vita come cellule, di essere impiegati e non di lasciarli morire.
Biologo, insegna Zoologia all'Università di Pavia
ed è accademico dei Lincei