Computer Science: Gabriele Rossi, cognitivismo e futuro sociale *by Estropico blog


 

L’indiscutibile bellezza della ricerca scientifica e il divertimento collegato alle sue ricadute economiche rischiano ogni tanto di farmi dimenticare la spinta primaria che sta alla base del mio lavoro. L’appuntamento mensile con le colonne della nostra amata rivista mi obbliga, provvidenzialmente, a interrompere per qualche ora l’ipnotico flusso formato da astratte teorie matematiche e prosaici business plan e mi costringe a tornare all’origine. Una origine, credo, condivisa dalla maggior parte dei lettori: non ne possiamo più della nostra attuale società! Siamo stufi, stufi marci. Non sopportiamo più l’approssimazione, la demagogia, la maleducazione, i politici, i giudici, lo stato. E quando pensiamo di essere arrivati al nostro limite di tolleranza accade un evento che sposta ulteriormente un limite che ritenevamo invalicabile.

Da qui l’esigenza, anche fisica, di uscire da una situazione di estremo disagio. Una volta raggiunta la consapevolezza della incompatibilità con la società in cui siamo costretti a vivere, ognuno di noi ha davanti solo tre possibili scelte: scappare, isolarsi o provare a cambiarla. Dal mio punto di vista scappare è l’ultima scelta, quella di riserva. Una barca a vela alla fonda davanti ad una spiaggia caraibica è l’impareggiabile opzione ultima, quella a cui aggrapparsi nei momenti più difficili. La famosa rete di protezione dell’acrobata.

....l'articolo di Gabriele Rossi, autore di Semi-immortalita' e fondatore degli iLabs (dalla rivista Monsieurdi Maggio). Qui gli altri articoli di Gabriele Rossi su EstropicoBlog, nella categoria Ask Venexia.


Viceversa, sempre dal mio punto di vista, isolarsi è l’inevitabile prima scelta. Naturalmente ci sono molti modi per isolarsi, la maggior parte dei quali legati alle proprie disponibilità economiche. Se l’opzione “barca a vela ai caraibi” è, tutto sommato, una opzione democratica (basta passeggiare sul lungomare di Malindi o di Puerto Morelos per rendersene conto), così non si può dire dell’opzione “torre d’avorio”. La torre d’avorio, per essere tale, deve essere spaziosa e dotata di ogni confort. Non necessariamente devi essere tu il capo della torre, ma di certo le persone vicine a te devono condividere i tuoi stessi valori. E il non avere significative preoccupazioni di natura economica di certo aiuta.

Il problema è che isolarsi è noioso e, per chi ama le sfide e l’avventura, non può in alcun modo rappresentare la soluzione ideale. Ed eccoci arrivati all’origine, alla vera spinta emotiva del mio lavoro: la necessità di provare a cambiare qualcosa. Non a caso mi occupo di intelligenza artificiale perché credo sia oggi il più potente grimaldello a nostra disposizione per provare scardinare le stantie e troppo spesso insensate dinamiche sociali. Lavoro alla creazione della prima intelligenza artificiale perché, quando sarà realizzata, nulla sarà più come prima. Da buon liberale e libertario, preferisco immensamente una rivoluzione tecnologica, anche di enormi proporzioni e dalle conseguenze non tutte prevedibili, ad una guerra civile. Se poi ci sarà da combattere, combatteremo ma ritengo sia nostro dovere fare tutto il possibile perché ciò non accada. Nonostante i politici corrotti, nonostante i giudici irresponsabili, nonostante lo stato vessatore. .....C


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