L' affaire Venner by P. Buttafuoco


VENNER


*T. Van Gogh


Pietrangelo Buttafuoco




da Il Foglio di venerdì 24 maggio 2013




Dominique Venner che ha schifato il mondo suicidandosi a Notre Dame viene schifato oggi dal bel mondo in conseguenza di un suo vizio d’origine: essere stato un reazionario, perfino un parà. I benpensanti provano ribrezzo a parlarne, lo stanno dimenticando frettolosamente e perfino qualche gendarme d’occidente ne scansa la carcassa additando ai necrofori la discarica dell’oblio dove interrarlo affinché negli Elisi non si radunino, al suo fianco, i fantasmi di Yukio Mishima, Pierre Drieu la Rochelle e - non ultimo - Jan Palach. S’è sparato, Venner, come un bonzo può darsi fuoco in Tibet. I benpensanti avvertono il raccapriccio. Sono le solite anime belle. Non sarebbe successo nel caso di un precario, di un disadattato sociale, di un militante dei diritti o di una “qualunque vittima”, per dirla con Boldrini, “che diventa carnefice”. E se solo fosse stato, Venner, un “sincero democratico”, magari un uxoricida come Louis Althusser, sarebbe stato raccontato oggi in un modo diverso e perfino il Papa - soprattutto questo, così gesuita - ne farebbe oggetto di riflessione. Invece c’è l’anatema. Perfino l’Uomo in frac disse addio al mondo, “ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato” per cantare la nostalgia con le parole di un guerriero pratico di gardenie ma in Venner, nel suo adieu, c’è quel dettaglio irriducibile: essere stato un reazionario e, forse, qualcosa di peggio. Non avere mai lisciato il pelo dal verso giusto.