Mauro Malaguti: “Piove… Governo ladro” anche a Ferrara....

 

Tra il 1998 e il 2010 la popolazione residente per classe di età nella fascia lavorativa (da 15 a 64 anni) è diminuita dal 66,2% al 63,8%; quella da 0 a 14 anni è diminuita dal 11,6% al 10,9% mentre è cresciuta solo la fascia della terza età dal 22,1% al 25,3%. Ogni 4 abitanti quindi uno ha più di 65 anni, mentre a livello nazionale il rapporto è uno a 5, percentuale che andrà a pesare sul cosiddetto debito demografico sulle generazioni future in termini di previdenza, assistenza e spesa sanitaria.

 

Sono aumentate le ore di cassa integrazione con interventi ordinari e straordinari nei vari settori, che passano per gli ordinari dalle circa 460mila ore del 2005 agli oltre 4milioni del 2009 e al milione 200mila del 2010. Sugli interventi straordinari si passa dalle 900mila ore del 2005 ai quasi 3milioni del 2009 e ai quasi 7milini di ore nel 2010.

 

I dati sulla occupazione seguono in percentuale trend regionali e nazionali e nella nostra provincia dai 160mila occupati nel 2008 (tra maschi e femmine) si è passati ai 153mila del 2010 con un tasso di occupazione nella fascia tra i 14 e i 64 anni che diminuisce dal 68,7% del 2008 al 66,3% del 2010. La percentuale di disoccupazione a livello provinciale aumenta dal 4,8% del 2008 al 7,4% del 2010. In regione Emilia Romagna si assesta al 5,7% (E questi dati non tengono conto della fascia dei lavoratori pendolari, ossia residenti della nostra provincia che lavorano altrove).

 

Dai 31 fallimenti dichiarati in provincia del 2007 si è passati ai 61 del 2010, ma siamo secondi in regione, solo dopo Modena, per numero di ipermercati. (Per fare una confronto tra la crisi delle piccole imprese e la situazione nostrana della grande distribuzione)

 

Ferrara ha perso ben 9 posizioni (ora è al 48° posto) tra il 1995 e il 2010 nella graduatoria nazionale decrescente delle province in base al Pil pro-capite a prezzi correnti. Il tasso medio annuo di crescita del periodo in oggetto è del 3,5%, inferiore alla media regionale del 4,1% e a quella nazionale del 4.2%. (In termini dunque assoluti di crescita del territorio il governo nazionale non è dunque quello che ha amministrato peggio, considerando che nei dati nazionali è compreso anche il meridione d’Italia).

 

A livello turistico, dove l’indotto economico è portato dalle presenze negli esercizi alberghieri e non dagli arrivi – come qualcuno a volte tenta di far credere – si può registrare dai 6milioni 538mila presenze del 2000, tra italiani e stranieri (con un rapporto di circa 1/5 di stranieri rispetto agli italiani) ai 5milioni 430mila del 2010, e quindi con una diminuzione di presenze di oltre un milione 100mila unità (quasi il 20% nei 10 anni analizzati).

 
Le mostre al Palazzo dei Diamanti, a mio parere, vanno dunque certamente salvate, perché sono oramai eventi caratterizzanti della nostra bella città. A tal fine, in questi tempi di tagli, può essere quindi anche giusto ricorrere alla Tassa di soggiorno, ma secontestualmente non ci si impegna a incrementare le presenze con investimenti mirati e appositi stand pubblicitari nelle principali Fiere internazionali del turismo, per farci finalmente conoscere davvero nel mondo, e non si selezionano iniziative culturali rivolte ad una fascia medio-alta che porti un adeguato indotto economico, le entrate sotto la voce turismo saranno sempre limitate, frustrando la vocazione naturale della nostra città d’arte.
Gli Enti locali sono oggi mobilitati contro i tagli del governo e chiedono a gran voce almeno la revisione del patto di stabilità. Su di loro grava un debito che —dati Bankitalia — nel 2010 ammontava a 41 miliardi e 690 milioni di euro (per i quali pagano 2 miliardi e 100 milioni di interessi all’anno). Ma le Regioni (Quotidiano nazionale.net) tanto male poi non stanno. Lo scorso anno il totale delle spese iscritte a bilancio ha toccato i 174 miliardi e 238 milioni, dei quali ben 112 miliardi vanno alla spesa sanitaria. E quelle realmente erogate dalle Regioni sono ammontate a 163 miliardi e 122 milioni. Ma anche le entrate sono state robuste, e — sorpresa per molti non addetti ai lavori — hanno più che compensato le uscite. I tributi propri hanno fruttato infatti ben 43 miliardi (33 miliardi e 594 milioni dei quali vengono dall’imposta regionale sulle attività produttive, 8,6 dall’addizionale regionale sull’Irpef e 486 milioni dall’addizionale sul metano), altri 57 miliardi sono arrivati dalla compartecipazione di imposte statali, in primis dall’Iva (che da sola frutta alle Regioni 53 miliardi e 897 milioni, l’accisa sulla benzina ha invece garantito 1 miliardo e 731 milioni) mentre i contributi provenienti dallo Stato e parzialmente dall’Ue ha fruttato 17,5 miliardi (dei quali oltre 16 miliardi e mezzo vengono da Roma). A questi vanno aggiunti altri incassi per contabilità speciali che garantiscono altri 40 miliardi e altrevoci ed il quadro è fatto. Il risultato finale è interessante. La differenza tra le entrate e le uscite degli enti è stata infatti positiva per il 2010 per circa 37 miliardi di euro se si raffrontano le entrate con gli impegni di spesa e anche superiore se si raffrontano le entrate con i pagamenti realmente effettuati.
 

Se sulle regioni si vanno poi a vedere anche i dati nel dettaglio, si scopre che la nostra Emilia Romagna, fiore all’occhiello delle amministrazioni ‘rosse’non è poi così perfetta come la si dipinge, anzi… Per citarne un paio, tralasciando le questioni della sanità – dove basterebbe la vicenda a noi ben nota dell’Ospedale di Cona – la regione Veneto ha speso per l’assistenza sociale ben 877 milioni quando l’Emilia Romagna ne ha investiti solo 100. E una delle regioni con la macchina burocratica più leggera è la Lombardia, regione notoriamente non amministrata dal centro sinistra.

 

Per concludere, “si sa che quando piove è colpa del Governo ladro” ma credo che per farsi una opinione più vicina alla realtà, prima di accettare spesso semplicisticamente il capro espiatorio offerto ad hoc dalla propaganda di parte, sarebbe opportuno scavare più a fondo nella ricerca delle responsabilità.

 

Mauro Malaguti PDL