Stefania Capogna, sociologia della scuola dopo i New Media

Stefania Capogna

Scuola università e-learning Un'analisi sociologica

(Armando editore)

  • Collana: Modernità e società
  • Data di pubblicazione: 2014
  • 208 pagine
  • € 20.00
  • ISBN:978-88-6677-723-6
Con l’evoluzione delle telecomunicazioni, si registra un mutamento nel panorama dei processi culturali e comunicativi, con esiti per il sistema educativo e per i modelli pedagogici e didattici che ne regolano la relazione. È importante conoscere e sperimentare i nuovi ambienti offerti dalla radicale trasformazione apportata dai new media per comprenderne le ricadute all’interno dei sistemi sociali ed educativi. Il ragionamento proposto si sviluppa in quello spazio che accomuna gli sviluppi delle scienze della comunicazione, della pedagogia e della sociologia, interpellate da queste trasformazioni

Stefania Capogna è ricercatrice sociale, esperta di Education e distance learning, Counselor a orientamento Filosofico.

* Chiudiamo la scuola proclamava il futurista Papini, industria per cretini, più o meno.
Tema arduo, in Italia, ma non solo, rovesciare, rivoluzionare magari a 360° la sempre, gira e rigira, succursale della famiglia, dell'economia, della Chiesa di Roma: ovvero la culla del futuro, la Scuola, delle future classi dirigenti. Vista la Realtà contemporanea nazionale, viene voglia di dare ragione a Papini. Naturalmente, diversa la provocazione, anche, ma rigorosamente conoscitiva e scientifica (e brillantemente anche neoumanista, non solo cognitivista o "scientista") dell'autrice, alla luce anche del cosiddetto avvento come indiscutibili effetti sociali (almeno dovrebbe essere...) della ITC (Information and Communication Technology) e della domanda ricorrente, quasi una coro greco digitale... :"Siamo certi di conoscere l'impatto dei New Media sul sistema educativo?".
La question è puramente un pretesto: il caos semplicemente legislativo nella storia anche recente italiana, persino l'infame o buon senso comune (per dirla... con Majakowskij) conoscono benissimo la risposta, meglio di Edipo.
Nessun enigma,,,, alla luce persino del web, qualcuno discute anche l'ipotesi in certo modo papiniana: chissà tra pochi decenni, ogni opzione scolastica solo nel web, con risparmi straordinari di stipendi, infrastrutture, logistiche, professori in esubero al cubo, riscaldamento o condizionatori,  benzina-trasporti..., carta e libri.... Va da sè, nonostante un certo, a suo tempo Illich, gran utopista anarchico (ma ha parecchio inciso e suo malgrado, negativamente con le generation del 68 e postcontestazione), la natura umana pare poco compatibile con l'autodeterminazione basata sulla complessità conoscitiva.
In ogni caso, gran libro questo della Capogna: nessuna nostalgia fittizia paleoumanista crociana e montessoriana anche eccessiva o la scuola stessa di Barbiana di Don Milani (gli esegeti mediocri sia ben chiaro), figurarsi la Scuola Etica ideologica dallo stesso Gentile e- Gramsci (le vulgate sempre...). L'autrice esplora, analizza, dimostra, la necessità e libertà (e squisita curiosità) di volare come Icaro (ma un Icaro drone non come Gagarin modello prova e errore) nel nuovo universo digitale dei new media per poi, una volta mappato, decifrato, per quanto possibile, discernere nuovi hardware e poi nuovi software per la Scuola del Futuro.
Un poco come le rivoluzioni quasi epistemiche e di paradigma classiche dei vari McLuhan o Morin, oggi De Kerkhove o la stessa Scuola di Palo Alto e variabili successive.
Nuove prospettive per liberarsi dell'eterno orizzonte degli eventi nazionale attardato, che nei fatti si limita, salvo eccezioni, oggi, finita la sbornia ideologica e permissiva, all'ultraminimalismo paleo ancora gramsci-vulgata, o da quelle parti, politicamente corretto. Berlusconi in certi schermi e file mentali sostituisce ancora gli Occulti Pensatori, mostri mitologizzati della pur ragione dei vari Adorno, Debord ecc. , persino di Eco, assimilazione orizzontale nella cultura nazionale, poco verticale, figurarsi gli amici - si diceva di Warhol, Woody Allen o Michael Jackson.
Peraltro, fior di ricercatori piu meno recenti in Italia, più o meno noti, più o meno giovani in Italia, oltre Croce e Gramsci, oltre integrati e apocalittici: 

Dallo stesso Roberto Grandi a Mario Pireddu ecc., a magari in periferia (Ferrara città d'arte)  fautori della società della conoscenza, di popperiano meme, come Giovanni Fioravanti: " ... Dove abitiamo? Dove abita il nostro Paese, dove abitano le nostre città? È come se all’improvviso la cecità dei personaggi di Saramago avesse preso anche noi. Il mondo che ci sta intorno viaggia a una velocità decisamente diversa dalla nostra. Te ne accorgi quando, occupandoti di città della conoscenza, scopri che esiste addirittura l’Official Web Site delle Knowledge Cities, ne fa riferimento Francisco Javier Carrillo, docente e ricercatore in knowledge systems e knowledge administration, nel suo libro, del 2006, Knowledge Cities, per altro mai tradotto in italiano.A scorrere la lista dei settantuno tra Paesi, città e continenti che aderiscono al Knowledge-Based Development (Kbd), con l’intento dichiarato di fondare il loro sviluppo sulla conoscenza, c’è l’Europa, ma non c’è l’Italia e neppure una delle sue città. L’Italia non è tra le nazioni che hanno scelto di concentrare i loro sforzi o che intendono attivare programmi per porre la conoscenza alla base della propria crescita. Allora rivolgendo gli occhi alle vicende di casa nostra, a questo Paese che sembra aver preso le distanze dal lavoro, dall’intelligenza, dallo studio, dalla cultura e dalla ricerca, imboccando la disastrosa scorciatoia delle speculazioni finanziarie, della corruzione, del peculato e del malaffare, ti rendi conto che chi ha governato, per lo meno negli ultimi vent’anni, ci ha portati fuori strada, a sbattere contro un muro. "
 
O - dal cuore dell'ex impero,  e da sguardi rigorosamente digitali, post... new media e Interne i vari  Filippo Trasatti o lo stesso Antonio Saccoccio (Tor Vergata, Roma) che neppure solo scrive , ma innesta magari technoparole compresse direttamente in streaming (simulazioni quasi astronautiche per quella Scuola dopo Internet di cui prima, finalmente non anarchico utopica, ma su basi cibernetiche e postcognitiviste anche pulsionali (non solo Intelligenza.. Saccoccio " L’enorme numero di informazioni (e relazioni) disponibili sul web e la possibilità di contribuire direttamente alla costruzione e alla messa in discussione di quelle informazioni (e relazioni) costituiscono un modello di apprendimento sovversivo rispetto a quello dominante. Ivan Illich aveva prefigurato qualcosa di molto simile a tutto questo già all’inizio degli anni Settanta, affermando che la scuola sarebbe stata sostituita da “reti di apprendimento”. 
E per una pedagogia digitale e libertaria non- ci pare- distante- dal messaggio medium in boccio nell'analisi dell'autrice. Un libro che segnala -e come protagonista l'autrice stessa- riassumendo- un poco come per certe dinamiche della scienza italiana, la presenza concreta, anche in Italia - come accennato - di risorse umane e intellettuali conoscitive di spicco, ma quasi di nicchia, rimosse da certa paratradizione passatista e ideologica nazionale. Un virus, non un semplice raffreddore da curare...
ARMANDO EDITORE
http://lasinorosso.myblog.it/2014/05/08/pedagogia-libertaria-digitale-antonio-saccoccio-filippo-trasatti/
 http://www.ferraraitalia.it/ciechi-nel-secolo-della-conoscenza-11801.html