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Lo definiscono "un atto dovuto per chiedere di fare chiarezza su ciò che è avvenuto realmente nel nostro territorio". Il riferimento è alle attività estrattive che hanno preceduto il terremoto del 2012 e l'"atto dovuto" è un esposto alle procure dei tribunali di Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Mantova, Rovigo e Bologna. A presentarlo sono stati il Comitato Ambiente e Salute di Rivara, il Comitato Terrambiente Sottosuolo, il Comitato Ferrara Salute, l'associazione Riprendiamoci il Pianeta, nonché alcuni esponenti dei comitati No Triv di Ferrara, Reggio Emilia e Modena.Per i comitati "le conclusioni del rapporto Ichese, che sicuramente nessuno si aspettava fossero di questo calibro, hanno gettato un'ombra sulle attività antropiche legate all'estrazione e coltivazione di idrocarburi nel nostro territorio in atto da decenni. Un'ombra sempre rinnegata dalle istituzioni, quasi che parlarne fosse un tabù". L'intenzione dik chi ha presentato l'esposto non è affatto quella di negare l'origine tettonica del terremoto del maggio 2012, ma di approfondire e chiarire alcuni aspetti evidenziati nel rapporto Ichese, a partire dal fatto che non si esclude che l'innesco sia dovuto alle attività legate al giacimento del Cavone "in base a calcoli ed evidenze statistiche comunque parziali, in quanto risultano assenti una serie di dati essenziali per comprendere appieno la storia e il comportamento di quel giacimento non negli ultimi mesi, bensì dalla scoperta in poi". Dati che avrebbero potuto essere forniti solo "con un adeguato monitoraggio da parte di ente terzo che non è però previsto dalle normative e, per ciò che viene fatto nei giacimenti di idrocarburi in Italia, è a tutt'oggi fornito solo dagli operatori del settore, quindi parziale e soggetto a segreto industriale".
Lo definiscono "un atto dovuto per chiedere di fare chiarezza su ciò che è avvenuto realmente nel nostro territorio". Il riferimento è alle attività estrattive che hanno preceduto il terremoto del 2012 e l'"atto dovuto" è un esposto alle procure dei tribunali di Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Mantova, Rovigo e Bologna. A presentarlo sono stati il Comitato Ambiente e Salute di Rivara, il Comitato Terrambiente Sottosuolo, il Comitato Ferrara Salute, l'associazione Riprendiamoci il Pianeta, nonché alcuni esponenti dei comitati No Triv di Ferrara, Reggio Emilia e Modena.Per i comitati "le conclusioni del rapporto Ichese, che sicuramente nessuno si aspettava fossero di questo calibro, hanno gettato un'ombra sulle attività antropiche legate all'estrazione e coltivazione di idrocarburi nel nostro territorio in atto da decenni. Un'ombra sempre rinnegata dalle istituzioni, quasi che parlarne fosse un tabù". L'intenzione dik chi ha presentato l'esposto non è affatto quella di negare l'origine tettonica del terremoto del maggio 2012, ma di approfondire e chiarire alcuni aspetti evidenziati nel rapporto Ichese, a partire dal fatto che non si esclude che l'innesco sia dovuto alle attività legate al giacimento del Cavone "in base a calcoli ed evidenze statistiche comunque parziali, in quanto risultano assenti una serie di dati essenziali per comprendere appieno la storia e il comportamento di quel giacimento non negli ultimi mesi, bensì dalla scoperta in poi". Dati che avrebbero potuto essere forniti solo "con un adeguato monitoraggio da parte di ente terzo che non è però previsto dalle normative e, per ciò che viene fatto nei giacimenti di idrocarburi in Italia, è a tutt'oggi fornito solo dagli operatori del settore, quindi parziale e soggetto a segreto industriale".
E secondo i comitati il Cavonelab, il laboratorio di indagini svolte sul giacimento ad opera dell'operatore petrolifero con la supervisione di Regione e Mise, "non agisce in modo adeguato", in quanto, ad esempio, "i dati degli eventi sismici non sono in tempo reale e nemmeno on line, ma vengono caricati alcuni giorni dopo". "Solo dallo scorso martedì con l'indicativo dell'orario di tali eventi – aggiungono i comitati – prima completamente assente".
L'ombra del dubbio viene gettata anche sui recenti episodi sismici avvertiti nella zona, il 18 giugno scorso, con due scosse nell'area del "reservoir" di cui l'ultima percepita in maniera netta dalla popolazione. Due giorni prima, il 16 giugno, i comitati riferiscono che si sono svolte delle prove di iniezione nel giacimento, secondo quanto emerge sul sito del Cavonelab. "Sono pure coincidenze?", si chiedono gli autori dell'esposto, per i quali "un monitoraggio a posteriori in un giacimento compreso in un territorio dove si son già scaricati oltre 2000 terremoti in due anni è sicuramente in condizioni diverse e non ripetibili rispetto a quelle che si sarebbero potute monitorare nel 2012 o negli anni precedenti la scossa principale". "Gli interventi pubblici poi di alcuni funzionari del servizio geologico della Regione – aggiungono – che già avevano assolto ben prima tutte le attività antropiche del territorio senza avere dati e con assoluta certezza, interventi poi avvenuti anche dopo la pubblicazione del rapporto Ichese, nonché altri fatti, lasciano intendere che questo monitoraggio sarà 'tranquillizzante' rispetto ai dubbi esposti dai ricercatori".
I comitati si chiedono infine il perché del silenzio della Regione "che dopo aver destinato ben 50.000 euro del fondo dei terremotati per il rimborso delle spese dovute ai componenti della commissione Ichese, definiti appunto anche nel testo delle ordinanze come ricercatori e studiosi esperti di assoluta esperienza ed affidabilità, davanti ad una campagna denigratoria di questo rapporto Ichese non ha detto una sola parola a difesa dei propri esperti".
"Noi vorremmo – concludono i comitati – che su queste e tante altre questioni affrontate all'interno dell'esposto presentato fosse fatta piena luce da parte della magistratura nel pieno interesse dei cittadini e del territorio della Bassa così gravemente colpito, anche in virtù del dimenticato principio di precauzione che ha fatto sì bloccare le istanze per i nuovi permessi di ricerca, ma non purtroppo tutte le concessioni di coltivazione in corso in attesa, per lo meno di queste famose linee guida e delle strumentazioni di monitoraggio così caldeggiate dalla stessa Ichese. Ci teniamo comunque a sottolineare che anche un monitoraggio continuo e serio ad opera di un ente terzo può forse evidenziare alcuni segni di criticità relativi alle attività di estrazione, iniezione e reiniezione di fluidi nel sottosuolo e probabilmente anche minimizzare la sismicità indotta. Le incertezze che sono e resteranno sempre tali, invece, riguardano l'eventuale attivazione o innesco di un sisma in una zona già carica di energia tettonica naturale, al cui stato dell'arte e delle conoscenze scientifiche ancora non si è in grado di dare dei tempi certi sulla eventuale rottura o attivazione, altrimenti avremmo già risolto il problema della previsione dei terremoti da cui purtroppo siamo ancora distanti. Pertanto nessun monitoraggio può garantire la sicurezza dei cittadini".