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Più cultura nelle scuole italiane e meno gite scolastiche

 

Più Cultura nella scuola della Istruzione con veri esperti nei Progetti e meno gite scolastiche. Il compito dei beni culturali nella scuola italiana è fondamentale

di PIERFRANCO BRUNI



Credo che sia sempre piú necessaria una collaborazione stretta, sulla base di una progettualità a priori, tra il Ministero della Scuola, ovvero Pubblica Istruzione, e quello della Cultura, ovvero Beni Culturali. I due settori sono certamente comparativi ma anche "completativi".
Nei Beni culturali ci sono le specificità, i saperi sul campo, le competenze ben definite nei vari settori, la conoscenza diretta di alcuni modelli come l'arte. Il Bene culturale ha lo storico dell'arte oltre al critico d'arte. È soltanto un esempio. Ha lo specialista nella storia antica, ovvero l'archeologo che lavora direttamente sul materiale. Ha l'archivista che si "materializza" sui documenti della storia.

Insomma una più intensa collaborazione porterebbe il mondo della scuola ad applicare meglio quelle competenze didattiche e metodologiche che devono pur partire da una visione scientifica.
Ma se sono due ambiti comparabili è anche vero che hanno letture diverse dei percorsi culturali. Ciò rapporterebbe comunque un dialogo significativo all'interno degli spazi delle culture.

Abbiamo spesso sostenuto che una lezione di storia greca all'interno di una sala di un Museo significa una osservazione e un apprendimento sia metafisico che storico ma anche cognitivo. Come una lezione svolta da uno storico dell'arte sull'arte del Novecento pone una chiave di lettura certamente più direttamente specifica. E così anche in altri elementi dello scibile. Ma non si tratta però soltanto di singoli aspetti.

Il rapporto deve essere piú maturo, più solido e maggiormente consolidato e consolidabile. Il Bene culturale (nei suoi vari campi dei saperi antichi e nuovi) deve essere al centro di una progettualità a tutto tondo per una proposta in una Nazione che deve  ritrovare modi diversi di approccio ad una conoscenza per una valorizzazione delle culture.
Da questo punto di vista bisogna essere sempre più consapevoli che i beni culturali sono educazione. Anzi sono la Pedagogia dell'oggi in un contesto tra apprendimento, realtà educative, scientificità e didattica delle conoscenze diffuse.

La Scuola, proprio in merito  a un tale ragionamento, deve fare delle scelte precise e rigorose. Un esempio. Quando adotta un progetto indirizzato agli allievi non può servirsi di altri docenti definiti "impropriamente" esperti. Deve servirsi di  esperti  che provengono da settori in cui sono realmente esperti. Un progetto sul cinema deve essere affidato ad un esperto del settore. In un progetto sull'arte deve intervenire chi fa per mestiere lo storico dell'arte.
Questo significa che ci deve essere maggiore sinergia tra i due mondi, ma i Beni Culturali sono una particolare specificità nel rapporto tra luogo del sapere - conoscenza e proposta di un  apprendimento altro.

Certo, occorrono interventi economici in questo settore. Per prima cosa eliminiamo gli esami di maturità come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni e aboliamo le cosiddette esperienze di "gite" scolastiche - istruttive. Occorre il coraggio delle scelte.

Ma se si vuole andare oltre e dare un forte segnale di rinascita culturale bisogna cercare soluzioni di ordine comparativo delle culture e delle "istruzioni".
La scuola italiana non può e non deve fare a meno dei beni culturali nelle varie specificità. Ma ciò deve essere sancito con un forte protocollo tra i due Dicasteri. Mi auguro che avvenga già dal prossimo anno.

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