Ferrara, Ilaria Morghen M5Stelle contro la Casta PD al governo locale

Le nomine dei rappresentanti del Comune di Ferrara negli enti partecipati non siano più espressione di segreterie di partito. Lo chiede il Movimento 5 Stelle nel suo emendamento che proporrà in consiglio in vista della prossima designazione dei rappresentanti presso enti, aziende ed istituzioni.
Incarichi che, secondo il M5S, sono di particolare rilievo e che quindi devono essere svolti da persone capaci e competenti, in grado di sviluppare e promuovere gli enti che amministrano.“Non può essere assolutamente sufficiente per amministrare competentemente un ente pubblico – spiegano i consiglieri pentastellati – aver ricoperto in precedenza funzioni politiche o essere componente del consiglio di amministrazione di enti, aziende, istituzioni o società partecipate”. Per questo il movimento chiede l’approvazione delle nomine a scrutinio palese, elezioni trasparenti, curriculum pubblici e motivazioni esplicite che hanno portato alla scelta della persona e dal compenso riconosciuto.
Tutti aspetti che latitano nell’attuale delibera, dove “mancano i criteri di selezione, non vengono indicati i casi di revoca anticipata e le modalità e non si dice nulla sui compensi”. Inoltre nella delibera non è prevista l’esclusione di soggetti indagati per reati contro la pubblica amministrazione e l’interesse generale (per cui l’emendamento chiede la non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati anche in via non definitiva) e non è specificato il ruolo del flusso informativo, che deve essere finalizzato anche a rilevare la situazione contabile, gestionale ed organizzativa delle società, i contratti di servizio e la qualità del servizio, il rispetto delle norme di finanza pubblica.
Per questi motivi l’emendamento prevede che le nomine degli amministratori e dei dirigenti delle società partecipate avvenga “secondo criteri di merito ed attraverso un concorso pubblico”. Un primo punto che rappresenterebbe già un grande passo a detta del movimento pentastellato, secondo cui “le cariche amministrative delle società – che non sono sotto il diretto controllo dei cittadini – sono affidate direttamente dagli eletti con scarsi parametri di qualità di meritocrazia e senza vaglio pubblico”.
Un altro sostanziale passo in avanti verso la ‘nuova politica’ sarebbe quello di escludere dalla candidatura i volti ‘vecchi e riciclati’. In pratica, come recita l’emendamento, “non possono far parte dei consigli d’amministrazione di società partecipate dal Comune, cittadini che hanno ricoperto incarichi pubblici elettivi e di governo negli ultimi 15 anni e si sono candidati in liste di maggioranza od opposizione nel Comune e provincia di Ferrara nello stesso periodo di tempo”. Questo vale anche nel caso non fossero stati eletti.
Un’altra modalità di controllo per far sì che non vengano eletti i soliti volti noti ma persone capaci, sarebbe quella di creare un’anagrafe pubblica degli eletti, degli assessori e degli amministratori degli enti comunali e delle società partecipate, che contenga il maggior numero di informazioni possibili e le attività da questi svolte (ad esempio curriculum scolastico, esperienze lavorative e professionali, cariche politiche ricoperte, proprietà e partecipazioni possedute). Un ‘archivio’ che porterebbe su di sé l’obbligo di “segnalare quando nell’esercizio delle proprie funzioni, sussistano rapporti contrattuali con soggetti economici in cui sono presenti a vario titolo parenti fino al 2° grado e il coniuge”.
A proposito di ‘spending review’ della politica locale promossa dal Movimento 5 Stelle (già dalla prima seduta del consiglio comunale, dove ha chiesto a Girolamo Calò di ridurre il proprio compenso in modo significativo), Ilaria Morghen chiede che i compensi vengano ridotti al minimo e, quando, possibile, completamente eliminati. “Ci sono già enti che non prevedono nessun compenso – spiega la presidente del gruppo consiliare Movimento 5 Stelle – e si dovrebbe analizzare se la cosa non sia possibile anche per altri enti ed eventualmente per tutti, dato che si tratta di cittadini chiamati, per designazione del Comune, a svolgere un servizio civico per la collettività e non a ricevere uno stipendio o semistipendio che sia”.